Roma, operato per un tumore, muore dissanguato. E i medici falsificano la cartella clinica

Roma, operato per un tumore, muore dissanguato. E i medici falsificano la cartella clinica
di Michela Allegri
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Lunedì 26 Marzo 2018, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 12:12
È morto dissanguato durante un intervento chirurgico. E i medici che lo hanno operato, senza accorgersi di una complicanza fatale, avrebbero anche falsificato la cartella clinica del paziente, per tentare di nascondere un errore macroscopico. Ora, i sei componenti dell'equipe chirurgica che nel marzo del 2017 ha operato Giulio De Cicco alla clinica Villa Betania, rischiano di finire sotto processo. Il pubblico ministero Pantaleo Polifemo, titolare del fascicolo, ha chiuso le indagini a loro carico, contestando il concorso in omicidio colposo e il falso. Si tratta di un atto che, solitamente, precede la richiesta di rinvio a giudizio. L'inchiesta è scattata dopo la denuncia della moglie del paziente, 78 anni, assistita dall'avvocato Anna Romano. È il 2 marzo dello scorso anno quando il signor De Cicco viene operato per un tumore: è malato da molto tempo e i medici devono asportargli la vescica.

L'OPERAZIONE
Durante l'intervento, l'anziano muore per un'emorragia. I dottori gli avrebbero danneggiato una vena e non avrebbero effettuato un intervento di sutura adeguato. La moglie decide di sporgere denuncia perché, insieme ai familiari, si accorge che nella cartella clinica ci sono incongruenze e anomalie. De Cicco è già stato sepolto e la procura dispone la riesumazione della salma. Dagli accertamenti emerge che, in effetti, il decesso sarebbe stato provocato da una condotta negligente dei medici. Nel capo d'imputazione si legge che «cooperando fra loro con apporti causali diversi ma convergenti verso il medesimo evento», tre chirurghi e tre anestesisti sarebbero responsabili di «colpa grave» e «imperizia». Per il pubblico ministero, non avrebbero prestato «la cura e l'attenzione dovute nel fronteggiare le emergenze terapeutiche sopravvenute nel corso di un intervento di cistectomia radicale». Nello specifico, i chirurghi, «dopo avere determinato una lesione della vena, non provvedevano a un'adeguata e tempestiva sutura». La conseguenza era stata una «rilevantissima perdita ematica», che aveva provocato la morte dell'anziano. Gli anestesisti, invece, «non provvedevano ad effettuare un attento monitoraggio dei parametri vitali del paziente, che andava in arresto cardiaco». Non è tutto. Per gli inquirenti, i dottori avrebbero anche modificato la cartella clinica per «occultare» le cause del decesso.

L'AUTOPSIA
C'è un'altra circostanza che non convince i familiari della vittima. Il giorno dell'autopsia, al medico legale era stato portato il cadavere sbagliato. «La disperazione mia e della mia famiglia è stata devastante. Non sapevamo dove fosse finito il corpo di mio marito, pensavamo che fosse già dai 10 giorni precedenti all'Istituto di Medicina legale, invece non era così», ha raccontato la vedova. Sul punto, la donna è intenzionata a sporgere una nuova denuncia: «Sospetto che non sia stato un errore casuale, ma che dietro ci fosse il tentativo di impedire l'autopsia del cadavere di mio marito. Vogliamo scoprire la verità».
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