Roma, a Villa Ada la piramide dimenticata: il monumento del '700 trasformato in rifugio per senzatetto

Roma, a Villa Ada la piramide dimenticata: il monumento del '700 trasformato in rifugio per senzatetto
di Laura Larcan
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 27 Settembre 2017, 07:59 - Ultimo aggiornamento: 08:04

Una villa storica, la radura selvaggia, misteriosi ruderi che evocano una piramide colossale e la desolazione degli accampamenti abusivi. Sembrerebbe lo scenario ideale di un videogioco stile Tomb Raider. Ma è tutto autentico. Più vero della realtà virtuale. Siamo nel cuore monumentale di Villa Ada, a pochi metri da un sentiero di passeggiate prestigiose, poco più su dell'ambasciata d'Egitto. È qui che un'équipe di ricercatori ha ritrovato i resti dimenticati della piramide di Villa Ada. Un monumento singolare, risalente alla fine del Settecento, sconosciuto al grande pubblico, di cui s'era persa completa memoria storica, lasciato nell'oblio dell'abbandono dopo un crollo nel XIX secolo che ne ha mortificato l'architettura. Un gioiello pittoresco dove la suggestione fa a braccio di ferro con lo spettro di un degrado che aleggia troppo insidioso.

 

IL PASSETTO
Le sue strutture hanno svelato un passetto (in scala ridotta rispetto a quello più famoso tra Castel Sant'Angelo e San Pietro) che le collega al Tempio di Flora, un gioiellino di stile neoclassico risalente a fine Settecento che regala solo cartoline di decadenza. I sotterranei del monumento sono ridotti a dormitori abusivi di sbandati. Ambienti secolari, trasformati in discariche di vite ai margini della legalità. Uno spettacolo impietoso, di cartoni, rifiuti, avanzi di cibo, pentole, fornelletti di fortuna, stracci appesi a stampelle. Gli archi antichi sono stati chiusi con assi di legno, gli stessi che diventano all'occorrenza porte d'accesso in questa deriva da baraccopoli fuori controllo. Danni su danni. L'odore è nauseabondo. Eppure siamo di fronte ad un monumento in consegna alla Sovrintendenza capitolina. Lo stesso Tempio di Flora era salito all'onore delle cronache nell'ottobre del 2015 quando un imponente leccio, collassando a terra, ne aveva sfondato le pareti laterali. Ebbene, la recinzione del cantiere è ancora là. Nessun restauro fatto. Nessun decoro ripristinato. Pensare che il Tempio venne completamente restaurato nel 1999 con fondi per il Giubileo del 2000 (lo stanziamento per Villa Ada fu di 3,8 miliardi di lire). E nella grande bruttezza, riaffiora ora la piramide. «Che ci fosse una piramide a Villa Ada è un fatto del tutto sconosciuto ai frequentatori del parco», avverte Lorenzo Grassi che ha guidato i sopralluoghi in questo angolo bucolico di parco insieme al personale dell'Osservatorio ambientale Sherwood. C'è voluta una buona dose di intraprendenza per spingersi nella boscaglia di lecci e pini, per intercettare l'enigma della piramide. Da qui sono partite le ricerche negli archivi capitolini per ricostruire la storia di quella creatura che un tempo avrà fatto pendant con la Piramide Cestia. Ecco riaffiorare dai documenti le vicende di questo patrimonio, «passato - racconta Grassi - sotto le proprietà di famiglie romane, e che nel 1785 venne acquistato dal principe Luigi Pallavicini che ne voleva fare il suo angolo di delizie, ozio e caccia. Fino al capitolo più originale che vide il sodalizio tra il principe Pallavicini e l'architetto Francesco Bettini dopo il licenziamento brusco del collega francese Auguste Hubert». I fatti risalgono al 1792, quando il paesaggista italiano, poliedrico e incline alla sperimentazione, completò la costruzione del Tempio di Flora e decise di renderlo ancora più speciale con il coup-de-theatre della piramide. Quella che oggi sembra una piramide di paura.