IL CASO
L'inchiesta penale è scattata nel 2012, quando Angelo Vitali e Tiziana Diamanti, dipendenti dell'ufficio di via Ostiense, sono finiti in manette per avere distrutto migliaia di verbali. Nel 2016 sono entrambi stati condannati e nei loro confronti è partita l'indagine contabile. Dagli accertamenti è emerso un «sistema di gestione dei ricorsi tutt'altro che lineare con svariate eccezioni alle regole e molte zone d'ombra, il cui funzionamento è apparso caratterizzato da superficialità, clientelismo, rapporti amicali e favoritismo». Per velocizzare le pratiche, infatti, tutti i ricorsi contro le sanzioni per veicoli in uso a organi istituzionali, parlamentari, consiglieri comunali e regionali, forze dell'ordine, erano stati inseriti in un apposito faldone: avrebbero dovuto seguire un canale di trattazione privilegiato, visto che spesso i conducenti avevano commesso l'infrazione per ragioni connesse al servizio. Bastava che il ricorso fosse redatto su carta intestata dell'ente perché venisse automaticamente accantonato, senza essere esaminato. Il sistema - si legge nell'invito a dedurre firmato dal pm Bruno Tridico - «consentiva non solo a rappresentanti e dipendenti di una serie di organismi istituzionali, ma anche loro amici, parenti o clienti, di avere la garanzia di potere commettere impunemente infrazioni». I faldoni di ricorsi dedicati al Consiglio Regionale, al Comune e al ministero della Difesa, contenevano soprattutto «nomi di individui o società che nulla hanno a che vedere con gli enti in questione». Per i pm, «la decisione di riservare canali privilegiati agli appartenenti a organi istituzionali (oltre che ad amici e parenti) costituiva comunque un abuso». Quando gli inquirenti si sono accorti dell'anomalia, hanno disposto il sequestro della documentazione, ma hanno scoperto che gli archivi erano stati distrutti e non hanno potuto identificare tutti i beneficiari. Molti ricorsi, però, riguardavano i furgoncini delle società dei Bernabei: si parla di 1.200 multe annullate dal 2005 al 2012. Ad aiutare gli imprenditori, un terzo vigile: Enrico Riccardi. Per cestinare le sanzioni giustificava l'infrazione sostenendo che il veicolo fosse stato utilizzato per trasportare disabili.
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