La risposta di Carpentieri, se confermata dall’esito delle indagini, potrebbe comunque non bastare a spiegare il comportamento dei professori Amorosino e San Mauro. Quest’ultimo è, tra l’altro, una personalità nota anche alla politica: era candidato alla Camera con il Pd alle scorse elezioni, ma in passato era stato consigliere comunale della Dc e tra i leader del movimento di Mario Segni. Secondo la ricostruzione fatta dal Nucleo investigativo dei Carabinieri, «diverse comunicazioni documentano che Amorosino si sia confrontato sul piano tecnico e giuridico con Carpentieri in ordine al parere sul ricorso, concordandone in parte il contenuto di inammissibilità e quindi favorevole al gruppo Parnasi». Amorosino avrebbe anche ricevuto «in via informale, il parere, verosimilmente prima che lo stesso venisse ufficialmente adottato e depositato». Sempre perché preoccupati da ricorsi e vincoli, gli uomini del gruppo Parnasi si erano anche rivolti all’architetto Giovanni Facchini affinché questi intercedesse con la Direttrice Generale, Federica Galloni, «chiamata a pronunciarsi sul riconoscimento del diritto d’autore» dell’architetto De La Fuentes.
Con la decisione del riesame di ieri, restano in carcere Ganluca Talone, Simone Contasta, Giulio Mangosi, Nabor Zaffiri, collaboratori di Parnasi e accusati di associazione a delinquere.
Per tutti la procura aveva espresso parere negativo all’attenuazione della misura cautelare. In particolare, secondo i pm esiste una «struttura societaria criminale» alla cui realizzazione gli indagati hanno collaborato, a seconda delle posizioni. Dei manager di Eurnova il solo ad ottenere la scarcerazione è stato Luca Caporilli, dalla scorsa settimana agli arresti domiciliari. Ma la partita davanti al Riesame non è chiusa. Nei prossimi giorni, infatti, verrà fissata una nuova udienza dopo le istanze presentate dall’ex assessore del Pd, Michele Civita (attualmente sottoposto all’obbligo di firma) e del vicepresidente del consiglio regionale, Adriano Palozzi di Forza Italia. E potrebbero essere sentiti sia il presidente del Coni, Giovanni Malagò, sia lo stesso Parnasi.
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