«Credevo fossero turisti», spiega. In quella zona, la sera, i clienti sono quasi sempre americani, francesi e giapponesi. Solitamente vogliono essere portati in albergo, o al ristorante, e molto spesso danno buone mance. E così sembra essere per l'ennesima coppia che sale nel taxi. I due clienti indossano una felpa con il cappuccio calato. L'autista non ci fa troppo caso visto il tempaccio che imperversa fuori dalla sua auto.
IL VIAGGIO
«Ci porta al Parco Leonardo?», chiede la ragazza, aggiustandosi il cappuccio. Dallo specchietto retrovisore le si intravedono i capelli scuri. Il ragazzo non parla e si siede dietro l'autista. I due cominciano a chiacchierare tra loro in inglese. Si parte, direzione Fiumicino. Il tassametro scorre. Dopo qualche chilometro la ragazza chiede all'autista di svoltare a destra, poi a sinistra. «Ecco siamo arrivati».
L'ARMA
Ma quando l'auto sta per fermarsi il compagno tira fuori un coltello e sfodera una decisa presa al collo del tassista, puntandogli la lama a pochi centimetri dalla carotide. Il freddo dell'acciaio e la consapevolezza che potrebbe bastare un movimento sbagliato per morire, paralizzano la vittima. Adesso fermati e dammi tutti i soldi», minaccia il ragazzo sui trent'anni. Accento romano e qualche tatuaggio che spunta dall'avambraccio. Il tassista guarda dal retrovisore, ma il volto del rapinatore è coperto dal poggiatesta. La ragazza seduta accanto è molto nervosa.
«Va bene, fammi prendere il portafoglio», dice il tassista tergiversando mentre tenta di tirare fuori qualche banconota. Ma il balordo teme che voglia fregarlo e urla «me li devi da' tutti». «Ecco, ecco, va bene, non credere che abbia un miliardo, avrò 150 euro...». E' l'incasso della giornata. E lui: «Ao, che stai a fa er coatto? Guarda che te scanno», e gli strappa i soldi di mano. Intanto la complice è già scesa. Entrambi se ne vanno a passo veloce imboccando una stradina protetta dai paletti spartitraffico. Il cuore del tassista batte all'impazzata. In un momento di rabbia cerca di reagire, pensa di inseguire i rapinatori a piedi, ma è inutile e troppo pericoloso. Chiama i soccorsi con il telefonino. «Ho provato a rincorrerli», dice, ma erano già lontani.
I PRECEDENTI
A una sua collega, qualche mese fa, era andata peggio: rapinata, picchiata e violentata. Poi era toccato a un altro: sequestrato nei pressi dell'Olimpico e costretto davanti a una pistola a consegnare l'incasso, 12 euro. A settembre un altro colpo con il coltello alla gola. La lista è lunga. Questa estate un quarantenne era finito all'ospedale la testa rotta. Qualche giorno prima era toccato a un collega di 23 anni, picchiato e finito all'ospedale con il setto nasale spaccato da un cazzotto sfoderato da un balordo, mentre era di spalle. Sui telefonini degli autisti, invece, girano vari identikit di rapinatori e presunti tali, divenuti ormai l'incubo nelle notti romane. Almeno di quelle di chi guida un taxi.