Sgombero all'ex Penicillina: «Da qui non ci cacceranno»

Sgombero all'ex Penicillina: «Da qui non ci cacceranno»
di Alessia Marani e Camilla Mozzetti
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Mercoledì 7 Novembre 2018, 08:41

Non serve neanche spostare la rete metallica per imboccare il sentiero che porta nel ventre della fabbrica degli orrori. Ma ci vuole coraggio per farsi largo tra le montagne di rifiuti, le siringhe a terra e l'odore nauseabondo di urina per raggiungere il grande corridoio che, oltrepassando il piano terra di un primo scheletro d'edificio, conduce nel cortile dentro l'ex fabbrica Leo su via Tiburtina 1040, la piazza. Tra le pareti gli occupanti si muovono come fantasmi: sbucano dal nulla, corrono ma avvertono: «Da qui non ci caccerà nessuno e andate via pure voi». Benvenuti all'inferno: baracche di cartone e lamiere, cumuli di immondizia, ratti giganti e insetti che sbucano ovunque. Alcuni tossicodipendenti smaltiscono l'eroina buttati a terra. In questa Fort knox del degrado la dignità umana è annientata. «Da un momento all'altro verranno a cacciarci racconta Yusef, ghanese, mentre percorre il corridoio ma non abbiamo altri posti dove andare. Resteremo qua fino all'ultimo minuto».

LO STABILIMENTO
A inaugurare lo stabilimento nel 1950 arrivò sir Alexander Fleming in persona, lo scopritore dell'antibiotico. Oggi l'edificio è abbandonato e occupato da almeno 350 persone, qualche tempo fa sfioravano le 600. Ma qualcuno ha cominciato ad andarsene quando dall'estate scorsa si è iniziato a parlare insistentemente di uno sgombero. Il IV Municipio ha appena concluso il censimento ufficiale: in 165 si sono sottoposti volontariamente alla conta, gli altri soprattutto nigeriani, ghanesi, guineiani e senegalesi con permessi di soggiorno scaduti o richieste d'asilo rimaste al palo restano dei fantasmi. Oggi alle 15,30 si riunirà il Comitato provinciale per la sicurezza e l'ordine pubblico in Prefettura, all'ordine del giorno proprio l'emergenza ex Penicillina, una bomba igienico-sanitaria che il prefetto intende disinnescare.

IL VERTICE
Il ministro dell'Interno Matteo Salvini dovrebbe partecipare in videoconferenza, la sindaca Virginia Raggi, che ha anticipato il ritorno dal viaggio della memoria, lo ha chiamato ricordandogli che il Campidoglio ha messo in campo vigili e servizi sociali, che gli «sgomberi non dovranno essere solo un'operazione di facciata» e che quindi c'è bisogno di predisporre piani per «presidiare gli stabili e impedire nuove occupazioni», ricordando infine che sull'ex Penicillina «si procederà all'ennesimo sgombero», dopo che è stata rioccupata già tre volte. Sulla Tiburtina, per esempio, hanno trovato riparo anche i transfughi via Vannina e di via Raffaele Costi. In un'altra ala del complesso, al piano terra qualcuno ha messo delle porte di fortuna. Ci abitano delle donne, nigeriane, che ritirano i panni da uno stendino. È buio, ma dentro l'ex fabbrica è aperto una sorta di bar che distribuisce birre e alcolici, c'è la luce e si sente la musica araba che risuona. «Sono dieci anni che vivo in Italia, sempre qui racconta una delle donne del Niger prima spacciavo, poi ho smesso. Nessuno mi dà un lavoro». Ammette di avere conosciuto Chima Alinno, il connazionale di 46 anni, accusato dello stupro e dell'omicidio di Desirée Mariottini nella casa del crack, in via dei Lucani, a San Lorenzo: «I poliziotti sono venuti a prenderlo una mattina. Non so perché l'ha fatto». Nell'ex fabbrica entrano i volontari che spiegano: «In questo posto gli occupanti sono diventati anche malati, malati mentali, vanno curati». Potenzialmente pericolosi.
 
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