Sgomberi, il Comune accelera Lo stop dei Municipi: è scontro

Sgomberi, il Comune accelera Lo stop dei Municipi: è scontro
di Simone Canettieri
3 Minuti di Lettura
Giovedì 8 Febbraio 2018, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 17:15
«È una questione di visione politica, non è perché dentro al M5S sono lombardiana e quindi a favore delle occupazioni, il problema semmai è che l'assessore alla Casa Rosalba Castiglione non conosce Roma, Roberta invece sì». Monica Lozzi, presidente del VII municipio, si sfoga ma «non vuole fare polemica». Amministra un territorio polveriera con oltre 2mila nuclei famigliari, stranieri e italiani, che vivono in palazzi occupati. Quello del Salaam Palace, alla Romanina, è il caso più complicato: 800 migranti barricati nello stabile, censimenti impossibili da effettuare, i movimenti antagonisti pronti a gestire chi entra e chi esce.

Lozzi, mini-sindaca di un municipio grande come Catania, si trova a gestire una bomba sociale e a scontrarsi con l'indirizzo politico della Castiglione. La responsabile della Casa e del Patrimonio da sempre va ripetendo: le case popolari del Comune si danno a chi ne ha i diritti. Ovvero: a chi è in graduatoria, nessuna sanatoria o corsia privilegiata per gli sgomberati.

La presidente Lozzi concorda su questa linea ma aggiunge un altro pezzo di ragionamento: occorre prevedere delle «situazioni ponte» per chi viene mandato via dagli stabili occupati e ha i requisiti per entrare nelle graduatorie. Altrimenti, fa capire la grillina, si ritrova tutti per strada. «Si potrebbe pensare alle case confiscate alla mafia, per esempio». Secondo Lozzi, l'assessore Castiglione non ne vuol sentir parlare. «Lei dice che si occupa solo delle occupazioni nei palazzi comunali, il resto secondo lei sono affari dell'assessorato ai Servizi sociali: si sbaglia».
Ed è forse anche per colpa di questo cortocircuito, di questo balletto di competenze tra Baldassare e Castiglione in una triangolazione con i municipi che non c'è, a rendere ancora più complesso un dossier spinoso. Anche perché sullo sfondo si scontrano la linea soft e aperturista di Roberta Lombardi e quella più dura e rigorista di Virginia Raggi. Sarà anche per questo il Comune non riesce a dare risposte. Gli sgomberi, decisi dal tavolo metropolitano che ha sede in Prefettura, sono fermi.

IL CORTOCIRCUITO
I territori, praticamente tutti amministrati dal M5S, si trovano così in contrasto con il Campidoglio che poi quando si deve presentare al tavolo per prendere di petto il problema non ha la «soluzione alternativa» prevista dal decreto Minniti soprattutto per la fasce fragili (donne, bambini e anziani). E così il pantano si cristalizza. E il timer della bomba sociale nei quartiere della Capitale, specie in quelli più periferici, continua a ticchettare. Fino al prossimo caso eclatante di cronaca nera o di intolleranza. Dipende dai punti di vista e dalla conseguente speculazione politica. Altro giro, altra grana non ancora risolta.

LE ALTERNATIVE
Roberta Dalla Casa, presidente del IV municipio, si trova da una parte tutti gli ex stabili industriali sulla Tiburtina pieni zeppi di migranti, dall'altra si ha a che fare con le palazzine del Comune, a San Basilio, occupate da famiglie italiane. E spesso gestite dal racket dei clan locali. «Qui il mio problema è un altro - spiega la grillina - queste persone avrebbero diritto agli alloggi Erp sulla carta, ma dal momento che entrano negli appartamenti illegalmente perdono tutti i requisiti, appena li sgomberiamo ci scoppia il caso. Dove li mettiamo? Ecco, l'assessore Castiglione dovrebbero aiutarci a risolvere questo problema. La mia non è né una critica né una stoccata: siamo tutti in linea con Virginia Raggi e la sua voglia di legalità, ma queste faccende sono molto complesse». A metà mese a San Basilio è previsto uno sgombero in un appartamento Erp. Entrerà in campo la forza pubblica e il «che succede dopo?» è pronto a riproporsi. Una palla avvelenata che si passano i municipi e il Campidoglio, e poi i diversi assessori che hanno le competenze del caso. «Problema tuo». «No, problema tuo». Le linee politiche si scontrano. I risultati: tutto è fermo.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA