Sequestri, minacce e pestaggi: così l'uomo con la coppola terrorizzava l'intero quartiere

Sequestri, minacce e pestaggi: così l'uomo con la coppola terrorizzava l'intero quartiere
di Elena Panarella
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Mercoledì 20 Giugno 2018, 08:10
A Montespaccato il boss Franco Gambacurta era ritenuto più efficiente dello Stato. «A noi non ci mancano i modi...». Potrebbe essere lo slogan di un'agenzia di recupero crediti. In questo caso un'agenzia chiamata criminalità organizzata, dove commercianti, imprenditori e semplici cittadini si rivolgevano quando un affittuario non pagava, oppure quando erano vittime di minacce o furti. Ecco in molti di questi casi preferivano rivolgersi al boss con la coppola piuttosto che ai carabinieri o alla polizia.

MORSI E SCHIAFFI
Ma i metodi non era certo gentili e cortesi. Così come quando hanno punito un pugile (del Costarica) che aveva incassato tre assegni (per un importo di 5mila euro) sottratti alla disponibilità dei Gambacurta. Incassati sul conto corrente della compagna, una donna polacca. I Gambacurta picchiarono brutalmente il boxeur che pur avendo la capacità e la forza di reagire subì le percosse senza muovere un dito. Per paura di «essere fatto fuori» se avesse reagito, come emerge dalle intercettazioni. Ma anche la compagna (per farla parlare) era stata minacciata («io non mi preoccupo sei tu che ti devi preoccupare...stupisciti se non vedi tornare tua figlia da scuola», gli ripeteva Franco, conosciuto come O Curto) picchiata e addirittura presa a morsi su un braccio dal boss. Stesso metodo usato anche con un cittadino del bangladesh (che per non aver pagato due mensilità di affitto a una donna, che vive nel quartiere, e che si era rivolta al boss) era stato pestato a sangue. Si partiva sempre con gli schiaffi, poi si passava alle sedie, ai manganelli, alle sigarette spente in faccia con le vedette (fidate) che vigilavano all'esterno. Ad altri due commercianti (anche loro stranieri) per convincerli ad abbandonare la gestione del locale si erano presentati con una quindicina di giovani «ti ammazziamo, ti bruciamo il locale... tornatevene a casa vostra», ripetevano mentre li massacravano di botte e il boss Gambacurta li prendeva a calci sulla schiena. Alla fine uno dei due commercianti è ritornato nel suo Paese, mentre l'altro ha denunciato tutto alle forze dell'ordine. Ma quello che emerge dalle indagini, oltre all'utilizzo di metodi mafiosi da parte dell'organizzazione, è il riconoscimento da parte degli abitanti del quartiere della caratura criminale della famiglia Gambacurta, e più di tutti quella di Franco. Ed è a loro che in alcuni casi si rivolgevano per recuperare un'auto rubata o oggetti portati via da un appartamento, bypassando lo Stato rappresentato dalle forze dell'ordine.
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