Roma, esposto contro lo scarico del convento di Albano che ospita il Papa

Roma, esposto contro lo scarico del convento di Albano che ospita il Papa
di Chiara Rai
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Giovedì 8 Febbraio 2018, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 00:13

È giallo su una tubatura di scarico che parte dalla residenza preferita da Papa Francesco ai Castelli Romani e finisce dritta nel Lago Albano. Tanto clamore a pochi giorni dall'arrivo di Bergoglio ad Ariccia per il ritiro nella Casa del Divin Maestro dove si tratterrà per gli esercizi spirituali dal 18 fino al 28 febbraio.

La presunta irregolarità è denunciata in un esposto presentato alla Procura di Velletri da Giampiero Tofani, un ex vigile del fuoco in pensione residente a Castel Gandolfo sul lungolago. Tofani descrive minuziosamente una ciclopica tubazione di scarico che parte da sotto il muro di cinta della struttura religiosa e che scende in verticale per circa 400 metri lungo il pendio boschivo fino a raggiungere le sponde del Lago Albano. Un sito a protezione speciale e tutelato da numerosi vincoli ambientali. La denuncia è supportata da un nutrito dossier fotografico con dei primi piani della tubazione: c'è del liquido all'interno che finisce in una sorta di canalone fino a raggiungere le coste del lago dopo essere passato per circa 40 manufatti in muratura chiusi con dei coperchi in cemento.

Sul posto la situazione è quella immortalata; il grosso tubo di materiale cementizio in mezzo ad una folta vegetazione ha una sorta di pietra vicino quasi a copertura e si vede a occhio nudo dell'acqua torbida. Una conduttura molto grande ma di cui nessuno sembra sapere nulla tant'è che il Comune di Ariccia, su richiesta di accesso agli atti, ha risposto «di non aver reperito alcuna autorizzazione rilasciata alla società San Paolo (proprietaria della struttura religiosa) per la realizzazione della tubazione descritta». E anche lo stesso responsabile della Casa del Divin Maestro, Fratel Francesco risponde con fermezza: «A me non risulta nessuna tubazione di scarico, noi non abbiamo niente che va a finire al lago. Su quei pendii c'è anche vecchia roba, addirittura di epoca romana perché lì c'erano delle sorgenti dove l'esercito prendeva l'acqua ma noi non abbiamo tubazioni, ne sono certo».

LA SCHIUMA
Nell'esposto l'ex vigile del fuoco fa riferimento anche ai recenti episodi di apparizione di cumuli di schiuma nel lago ed al fatto che secondo le ipotesi formulate di recente dal professore universitario de La Sapienza Agostino Messineo si tratterebbe o di fenomeni naturali oppure di qualche scarico abusivo: «Vorrei soltanto che la Procura si pronunciasse sulla natura di questa tubazione dice Tofani - che non risulta essere stata autorizzata dal Comune di Ariccia. Non so di che natura è il liquido che fuoriesce ma credo che sia doveroso accertarsene perché alla fine del percorso c'è il lago e la questione di scarichi abusivi nel bacino lacustre, ricordo, è tra l'altro al vaglio della magistratura. Possibile che in 34 anni dalla nascita del Parco nessuno abbia mai fatto caso a questa opera ciclopica di ingegneria idraulica?».

IL MONITORAGGIO
C'è da dire però che dalle recenti analisi effettuate dall'Arpa su richiesta della Asl Roma 6 non è emerso nessun valore preoccupante sebbene non sia chiara l'origine della schiuma che sarà oggetto di monitoraggio stretto così come disposto dall'ultimo tavolo indetto dal Comune di Castel Gandolfo alla presenza di Asl, Istituto Zooprofilattico, Parco regionale dei Castelli Romani, Città Metropolitana e Regione Lazio. Intanto, di recente, il sindaco di Castel Gandolfo ha dato incarico ai vigili urbani di avviare un censimento degli scarichi per verificare se tutte le abitazioni e i locali sono allacciati regolarmente alla fognatura che circonda l'intera circonferenza del lago e il fascicolo attualmente è oggetto di indagini in Procura.

 
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