Roma, acconto di 100 euro per la macchina usata, poi ricatta il proprietario: «Sono Casamonica, paga se rivuoi l'auto»

Roma, acconto di 100 euro per la macchina usata, poi ricatta il proprietario: «Sono Casamonica, paga se rivuoi l'auto»
di Marco Carta
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Giovedì 17 Maggio 2018, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 19:55

Un acconto di 100 euro per acquistare la macchina usata e poi il ricatto al proprietario: «Sono un Casamonica. Se la rivuoi devi pagare». Dopo aver raggirato la vittima, sperava di incutere terrore, ricorrendo al prestigio criminale del suo cognome. Invece, Takhamat Lhoucine, un cittadino marocchino, decide di non piegarsi all'ingiustizia, denunciando il 69enne Guido Casamonica, uno dei più rispettati esponenti del clan sinti. Che ora si trova a processo per estorsione e truffa. Tutto nasce da un annuncio che il marocchino aveva fatto su Portaportese nel febbraio 2017. Takhamat ha problemi economici. È rimasto senza lavoro e per racimolare qualche soldo con cui sfamare il figlio piccolo decide di mettere in vendita la sua utilitaria, una Opel Corsa.

Fra i tanti che chiamano il più convincente sembra essere proprio Guido Casamonica, che invita il marocchino a casa sua in via Michele Migliarini, una delle roccaforti del clan, per concludere l'affare. I due si accordano sul prezzo di 1800 euro. «Intanto ti do 100 euro - gli dice Guido - poi il resto quando facciamo il passaggio di proprietà. C'è da aspettare qualche giorno, perché la devo intestare a mio figlio». Dopo la stretta di mano la macchina rimane nelle mani di Casamonica. Takhamat si fida. Ha bisogno di soldi, è sicuro che pagherà al più presto, forse illuso dallo sfarzo della villa in cui è appena entrato, dove due mastodontici, quanto pacchiani, leoni in marmo troneggiano la scalinata d'ingresso. Per questo attende speranzoso nei giorni successivi una chiamata per concludere l'affare.

LA MINACCIA
Ma Guido Casamonica prende tempo. E di giorno in giorno si fa sempre più nervoso. Tanto che invece di sborsare la somma pattuita, inizia a minacciare il marocchino: «O fai l'uomo, o se fai il figlio di mignotta ti mando nei guai. Mi sono già fatto 14 anni di carcere. Vedi che dobbiamo fare... Me ne devo fare altri?». Se Takhamat vuole riavere la macchina, deve pagare 400 euro. Questa è la somma fissata da Guido Casamonica per il «disturbo», secondo un modus operandi tipico del clan. Un vero e proprio ricatto, a cui, però, il marocchino decide di non sottostare. «Sono disposto a tutto, pur di finire questo strazio. Non ho paura» Quando l'uomo si rivolge al commissariato del Casilino, raccontando ai poliziotti la vicenda, è disperato. Teme ritorsioni. I poliziotti, però, non lo lasciano solo. Tanto da presentarsi anche loro all'appuntamento per la restituzione del veicolo. Aspettano che Guido Casamonica intaschi i 400 euro, poi lo arrestano. L'accusa per lui è di estorsione e truffa: Casamonica con il suo comportamento avrebbe approfittato della particolare condizione di disagio di Takhamat. E nell'udienza di ieri il pm d'aula Gianluca Mazzei ha chiesto per lui una pena di sei anni. Una richiesta considerata spropositata dai legali dell'imputato, che ora aspettano la sentenza, prevista per domani.

 
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