Roma, il Revisore dei conti: «Così il Comune ha ignorato i nostri allarmi»

Roma, il Revisore dei conti: «Così il Comune ha ignorato i nostri allarmi»
di Lorenzo De Cicco
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Lunedì 31 Luglio 2017, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 3 Agosto, 10:52

Mentre il Campidoglio a trazione grillina «sembra fare finta di niente», c’è una «bomba» che rischia di esplodere sui conti della Capitale. Sono i contenziosi milionari tra l’amministrazione comunale e le sue municipalizzate. Quasi un miliardo e mezzo di euro di crediti che le partecipate vantano nei confronti del Comune. Crediti che però, in buona parte, non sono mai stati riconosciuti da Palazzo Senatorio. Una falla che in qualche modo va sanata e molto rapidamente, perché entro il 30 settembre va approvato, per la prima volta, il «bilancio consolidato», il documento che tiene insieme i bilanci del Comune e di tutte le sue società partecipate. E non possono esserci contenziosi in atto. Per questo Federica Tiezzi, presidente dell’Organismo di revisione economico-finanziaria di Roma Capitale, il collegio che a dicembre ha bocciato il primo bilancio presentato dalla giunta M5S, oggi si dice estremamente preoccupata sulla tenuta dei conti capitolini. «Ho paura che si stiano muovendo tardi...», dice.

Si riferisce alla giunta M5S? «Noi come revisori dei conti abbiamo spedito già una lettera a maggio, per chiedere subito interventi sulla mole di crediti e debiti da riconciliare con le società comunali. Non abbiamo ricevuto risposte. A quel punto abbiamo spedito altre due lettere di sollecito, l’ultima a giugno».

A quel punto avete avuto risposte?
«No, nessuna. Ma non è facendo finta di niente che si risolvono i problemi».

Di che cifre stiamo parlando?
«Quasi un miliardo e mezzo. Il Campidoglio è in debito nei confronti di Atac (l’azienda dei trasporti, ndr) per quasi 400 milioni di euro. Anche nei confronti dell’Ama, la partecipata dei rifiuti, l’amministrazione comunale ha accumulato centinaia di milioni di euro di debiti. E in buona parte non sono riconosciuti. Questa situazione deve essere sanata entro il 30 settembre, quando scadono i termini per l’approvazione del bilancio consolidato».

A che punto è il lavoro del Comune per conciliare questa partita miliardaria?
«Che io sappia non è stato fatto quasi nulla. La sensazione è che stiamo in alto mare. E il tempo sta per scadere».

Questo rischia di essere una “bomba” sui conti di Roma?
«Assolutamente sì. C’è un rischio notevole, che il Comune conosce bene».

Cosa succede se non si approva il bilancio consolidato in tempo? «Come per il bilancio normale, il rischio è quello di un commissariamento del Campidoglio».

Atac è in crisi di liquidità. Se fallisce, anche i crediti maturati dal Campidoglio verso l’azienda, circa 500 milioni di euro, potrebbero avere ripercussioni sul bilancio della Capitale?
«Certo, si rischia il dissesto. Per questo dico che non si può fare finta di nulla».

Lei qualche giorno fa è stata in Assemblea capitolina per parlare della manovra di assestamento di bilancio varata dalla giunta. Ha parlato di una situazione estremamente critica.
«Sì, abbiamo detto che anche se con questa manovra permangono gli equilibri di bilancio, purtroppo per questo Comune gli equilibri nei conti sono sempre molto fragili e necessitano di interventi puntuali e determinanti. Anche sulla riconciliazione dei saldi servono misure puntuali. E bisognerebbe muoversi per tempo».

Quali sono le criticità “croniche” del Campidoglio?
«Sono problemi di cui si parla da anni: squilibri nelle società partecipate, anomalie nei punti verde qualità, la mole di contenziosi che grava sull’amministrazione. Sono voci che rendono precario il mantenimento dell’equilibrio di bilancio. Servirebbero interventi forti per la riscossione di tributi e sanzioni. Faccio un ultimo esempio: a Roma appena il 15% delle multe viene incassato. E questo per il Comune è un danno».

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