Roma, un racket di sfruttatori dietro gli scippi dei baby rom

Roma, un racket di sfruttatori dietro gli scippi dei baby rom
di Laura Bogliolo e Alessia Marani
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Sabato 21 Ottobre 2017, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 22 Ottobre, 11:32

Il racket dietro alle bande di minori rom che delinquono, alle odiose baby-borseggiatrici che ogni giorno assediano la metropolitana della Capitale con l'unico obiettivo di scippare turisti e romani in Centro. Un fenomeno più complesso di come appare, che va affrontato «al di là del singolo caso come se si stesse fronteggiando una grossa organizzazione molto radicata e stratificata». Ne è convinta Simonetta Matone, attuale sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Roma, fino al 2008 sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni. Matone parla in base alla sua esperienza. «Negli anni 90 in accordo con la procura ordinaria e l'allora Capo della polizia Vincenzo Parisi mettemmo in piedi un'operazione che è rimasta un unicum. Seguimmo 27 rom minori da un campo della Magliana, scattando oltre 1200 fotografie. I bambini venivano radunati all'alba e portati da uomini e donne che non erano parenti in Centro. I più piccoli rubavano borse e portafogli, li passavano subito di mano a un altro che, a sua volta, consegnava il bottino agli uomini seduti nei bar. I bambini vennero tolti alle famiglie e fu imbastito un processo per riduzione in schiavitù nei confronti dei capi».

I GUADAGNI
Il magistrato ricorda che «ciascun minore racimolava in media 900mila lire che moltiplicate per 27 per 365 giorni all'anno davano una cifra enorme. Per questo - conclude - allora come oggi, serve un approccio diverso al fenomeno. La procura minorile ha fatto passi da gigante nel frattempo, purtroppo, resta il problema più grande: che questi bambini, parlo dei minori di 14 anni non imputabili, una volta fermati, scappano». Come conferma Amalia Settineri, Procuratore capo presso il Tribunale per i minori. «Il racket è un'ipotesi di lavoro che abbiamo ben presente quando operiamo per tutelare i minori rom - spiega - Hanno lo stesso modus operandi, un'organizzazione familiare alle spalle che li addestra a rendersi invisibili». Di minori non imputabili che fuggono dai centri di accoglienza subito dopo esservi stati portati da carabinieri, polizia e vigili ne conta almeno uno al giorno. «Scappano nell'arco delle 24 ore, sanno come aggirare la legge - dice Settineri - e deve partire una nuova indagine per ritrovarli. Ma dicono bugie, hanno alias, si rifugiano in insediamenti abusivi, diventano fantasmi». C'è un esercito di 200 bimbi agguerriti che ogni giorno depredano romani e turisti nella Capitale. In una giornata il bottino può superare i 600 euro ciascuno. Hanno dai 9 ai 16 anni e c'è chi ha già collezionato 40 denunce. Provengono soprattutto dal campo nomadi di Castel Romano (zona sud) e da accampamenti abusivi di Aprilia.

GENITORI COMPLICI
Alle 6.30 quando salgono a bordo dei treni che li portano alla stazione Termini. Altri, quelli provenienti da Castel Romano prendono un bus «ma molti vengono addirittura portati da adulti con furgoncini alle fermate della metro B all'Eur», dice Antonio Di Maggio, vice comandante della Polizia Locale di Roma Capitale, a capo del Gruppo sicurezza Pubblica ed Emergenziale. «C'è piena consapevolezza e condivisione delle famiglie della condotta dei minori, sono partecipi, i ragazzini portano i soldi a casa, le famiglie si arricchiscono», aggiunge. Nel 2016 Di Maggio e la sua squadra hanno inviato alla Procura un'inchiesta: nel 2015 sono stati 200 i minori che portati almeno una volta in un centro di accoglienza da vigili, polizia e carabinieri. In un paio di casi i vigili hanno ottenuto la sospensione della potestà genitoriale. E si è tentato di inchiodare i genitori indagandoli «come complicI del furto» aggiunge Di Maggio che spiega: «Ricordo che il caso di un minore maltrattato dalla famiglia per indurlo a rubare si è verificato a noi vigili due, tre volte, ma parecchi anni fa». «Ogni settimana fermiamo almeno 15-20 minori nomadi per gli scippi - spiega Marco Germani, vice dirigente del commissariato Trevi Campo Marzio - a volte in una settimana lo stesso minore viene preso 3-4 volte. Scappano dai centri anche dopo una-due ore, hanno dagli 11 ai 15 anni e sono stati addestrati bene a non parlare per non farci risalire ai genitori».