Roma, «Ti presto la mia Ferrari». I regali del boss ai poliziotti

Foto di repertorio
di Valentina Errante
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 27 Giugno 2018, 07:58 - Ultimo aggiornamento: 10:54

Carlo D'Aguano, per gli uomini dello Sco che nel 2013 scoperto la san Basilio spa, centro di spaccio e smercio di cocaina, era il napoletano e si occupava della distribuzione al dettaglio nel quartiere. Ma adesso l'indagine della Dda, coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, rivela che il pusher di Roma sud gestiva altri affari: quelli legati ai clan della camorra che a giugno di un anno fa, nella maxi operazione Babylonia, avevano portato all'arresto di 23 persone, e a un sequestro di circa 280 milioni di beni, i locali a Roma continuava a gestirli. Dalla Tiburtina a Settebagni.

LEGGI ANCHE Roma, arrestati 6 poliziotti: informazioni riservate per soldi e Ferrari

Dalla Nomentana a Ponte Milvio. Montecarlo Cafè, Greta cafè, New Arcadia, bar La torre. Se la cancelliera Simona Amadio che forniva informazioni dalla procura e sognava di aprire un centro estetico o un privé, c'era già un piccolo impero che i poliziotti, ora in carcere o contribuivano a gestire, in cambio di finanziamenti, regali in denaro e piccoli favori, ad esempio evitargli la scocciatura della libertà vigilata nel quartiere di San Basilio D'Aguano sapeva come essere riconoscente. Ha fatto bonifici per un totale di 17mila 690 euro tra aprile e dicembre 2016 a favore dell'Associazione Sportiva Dilettantistica Reparto Volanti, gruppo di cui fanno parte tre degli arrestati.

Ad un agente, Gianluca Famulari per una sera dello scorso autunno ha prestato la Ferrari. E li riempiva di regali e carinerie: «Io tutte le sere lo mando sempre alla caserma di via Guido Reni, robe, tramezzini, cose buone», dice ad un agente parlando dei prodotti del bar Mizzica, sebbene il locale fosse in amministrazione giudiziaria dallo scorso anno e dunque, in teoria, lontano dal suo controllo.

Poi c'erano le auto. Sono un'Audi A5 e un'Audi A3 che la Amadio e il suo compagno, il poliziotto Angelo Nelci avrebbero ottenuto grazie al rapporto con D'Aguano. E la donna la donna litigando con il compagno lo insulta: «Ma tu la macchina con che cosa te la sei fatta? Fammi capire». E mentre sosteneva di «aver ampiamente guadagnato la somma di 4.000 euro con cui aveva acquistato la propria auto, a causa, tra l'altro, del rischio corso». Se avesse subito un controllo fiscale, la cancelliera sapeva come giustificare l'acquisto: «Io all'Agenzia delle Entrate dico, guardi, è una cosa un po' privata, io ho una relazione con il concessionario».

E Nelci racconta al telefono: «Ho un amico mio che gli ho fatto delle cortesie, dei piaceri, ma dei piaceri grossi, tramite Procura, che c'ha un concessionario proprio grosso qua a Roma, mi ha detto se passi ti faccio vedere una macchinuccia». Del resto la donna che a D'Aguanno diceva: «Carlè, noi ci capiamo al volo», offriva sempre la sua assoluta disponibilità. «Quella cosa lì in ufficio sta andando, si sta risolvendo, tu qualsiasi cosa ti serve, lo sai, io sto a disposizione», diceva. E per mediare gli affari del prestanome dei clan la donna chiamava anche i dirigenti del Tribunale per ottenere informazioni.

IL REGALO PER IL BAMBINO
La cancelliera Amadio, che al telefono rivendicava di poter arrivare «dove voleva», puntava ad un bar sulla Cassia e un centro estetico sulla Nomentana, dove impiegare un paio di amici. D'Aguano, che in un paio di occasioni le ha regalato 1000 euro in nero, contava su di lei per avere notizie del provvedimento di confisca dei beni. E la cancelliera era solerte nell'informarlo su tutto: «Gli ho portato questo regalo per il bambino... è rimasto così perché pensa che dico le cose per dire e invece, quando porto la carta...», racconta quando consegna a D'Aguano l'intero fascicolo per la confisca, all'amica che dovrebbe diventare sua socia e prestanome nel centro estetico Very well: «Carlo è una persona intelligente, ci siamo seduti e abbiamo parlato, ho visto il locale che ci vuole dare dobbiamo vedere tutte le sale, in una potremmo fare un priveè».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA