Pizzo sul biglietto a Roma, così le bande si sono spartite Termini

Pizzo sul biglietto a Roma, così le bande si sono spartite Termini
di Elena Panarella
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Giovedì 24 Luglio 2014, 23:39 - Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 16:49

Chi bivacca, chi borseggia, chi si finge addetto ai bagagli, chi pretende soldi per un aiuto alla biglietteria automatica, chi sfrutta i minori per l’accattonaggio. La stazione Termini sembra il campo di battaglia di una lunga partita a scacchi tra chi opera senza regole e chi tenta di arginare i pericoli. Ma niente da fare: la partita è sempre aperta. Intanto però le gang sono sempre più organizzate. Con compiti precisi e modus operandi definiti, senza dimenticare la meticolosa spartizione del territorio. Studiando con attenzione la provenienza delle persone identificate negli ultimi mesi emerge una vera e propria mappa dell’illegalità.

DIVISIONE AREE

Alle biglietterie automatiche dei treni (lato piazza dei Cinquecento) a «occuparsi» dei turisti per i ticket ci pensa un gruppo di uomini in trasferta dal campo nomadi abusivo di via Verdi, Aprilia.

Durante i controlli è emerso che provengono tutti da Calafat (un paesino della Romania, nella regione storica dell’Oltenia). Alle macchinette di via Giolitti ci pensano una ventina di persone che si danno turni ben precisi, provengono dall’accampamento irregolare di via val d’Aosta, Nomentana. Nella metro e sulle banchine, invece, ad alleggerire tasche e zaini dei passeggeri ci pensano le baby borseggiatrici di Castel Romano (molte fermate già una ventina di volte). Mentre ai borseggi in superficie ci pensano le donne (con minori al seguito) dei campi di Aprilia e Nomentana, in sostanza arrotondano il lavoro dei loro uomini. Ad «aiutare» i passeggeri a portare le valigie ci sono una ventina di persone che ogni giorno arrivano da Napoli. L’adunata è tra il quinto e il sesto binario, all’altezza delle scale mobili. È questione di un attimo, un attimo ben organizzato, oliato nel tempo, a loro basta un veloce sguardo sul tabellone o l’orecchio pronto ad ascoltare l’annuncio «il treno Frecciarossa è in arrivo al binario...», e le persone vengono smistate per entrare in azione.

I NUMERI

E pensare che dall’inizio dell’anno, solo a Termini, si contano oltre 2.500 denunce e decine e decine di arresti. Ma nulla sembra fermare questo esercito di uomini e donne che ogni giorno entra in azione tra corridoi, scale e banchine. Ora per prendere decisioni risolutive bisogna aspettare il 30 luglio, all’interno degli uffici della stazione (un comitato per l’ordine e la sicurezza direttamente sul posto). L’appuntamento è tra sindaco, prefetto, comandante provinciale dei carabinieri, questore chiamati a tutelare l’incolumità delle persone.

FERROVIE

«Bisognerebbe adeguare le norme alle condizioni sociali - dice Franco Fiumara, direttore protezione aziendale Fs italiane - spesso questi tipi di reati non sono punibili. Si tratta di persone che scelgono un territorio e perseguitano chi lo attraversa, veri e propri stalker territoriali. Non basta aumentare i controlli solo per l’emergenza, servono servizi mirati ed efficaci tutto l’anno. E non è certo una soluzione chiudere la stazione con barriere e ticket».

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