Migranti, il racket delle occupazioni
nel palazzo soldi, estorsioni violenze

Migranti, il racket delle occupazioni nel palazzo soldi, estorsioni violenze
di Michela Allegri e Adelaide Pierucci
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Domenica 27 Agosto 2017, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 15:12

Costretti a pagare per trovare rifugio negli stabili occupati e, soprattutto, a mettersi al servizio degli affittuari abusivi. Non solo in via Curtatone, a piazza Indipendenza, dove gli inquirenti hanno trovato ricevute di pernottamento, badge di soggiorno e una vera e propria reception per gestire le prenotazioni: il racket sarebbe stato la regola negli immobili occupati in tutta la città. Per la procura di Roma, il pizzo spacciato per «quota condominiale» e il contratto che obbliga inquilini irregolari a sottostare ai dettami dei leader dei movimenti per la casa, rientrano nell'attività di un'associazione a delinquere finalizzata all'estorsione, reato ipotizzato dal pm Tiziana Cugini che, da tempo, lavora sulla cupola che gestisce le occupazioni abusive. Secondo gli inquirenti, i movimenti per la casa si insedierebbero nei palazzi, poi, gestirebbero affitti paralleli.

Le «quote condominiali» richieste ai profughi in cerca di sistemazione sono basse - si parla di una ventina di euro al mese - ma tassative per garantire un tetto. Per restare, sarebbe obbligatorio anche fiancheggiare il movimento. Partecipare ai picchetti, fare resistenza alla polizia, opporsi agli sgomberi, evitare accordi pacifici. Sarebbe successo anche nei giorni scorsi in via Curtatone. La Digos, infatti, ha interrogato come testi alcuni occupanti, in particolare i 107 appartenenti a categorie fragili - anziani, donne e bambini - ai quali è stato concesso di restare nel primo piano del palazzo in attesa di un nuovo alloggio. Hanno raccontato che, da tempo, erano disponibili a lasciare il palazzo, erano propensi ad accettare soluzioni alternative. I leader dei movimenti per la casa, però, sarebbero intervenuti, consigliando loro con insistenza di restare e fare resistenza. Obbligandoli, in sostanza. Tanto che la procura di Roma, che attende l'informativa delle forze di polizia, sta valutando di contestare il reato di violenza privata.

LE RICEVUTE
Le ricevute trovate in via Curtatone, come le dichiarazioni degli occupanti stranieri, sembrano confermare l'ipotesi di associazione a delinquere. In un pc sequestrato nel palazzo è stato individuato un programma per realizzare dei badge da fornire a chi abitava nell'immobile. «Non pagavamo nessun affitto, facevamo collette per riparazioni e pulizie», hanno detto alcuni migranti. In realtà, nel piano terra dell'immobile era stata allestita una reception, con registratore di cassa e tre pc per schedare i clienti. Alcuni avventori arrivavano addirittura in taxi. Rifugiati e senzatetto, ospiti di passaggio e speculatori. A piazza Indipendenza era stato messo in piedi un vero e proprio ostello con location da albergo a cinque stelle e prezzi sottocosto. Durante la guerriglia urbana seguita allo sgombero di giovedì, con i migranti che tiravano bombole del gas e bottiglie sui poliziotti, uno dei cassieri ha recuperato tredicimila euro prima di sparire. Circostanze riferite dai proprietari dell'immobile.

L'uomo di nazionalità eritrea, è stato identificato. L'indagine sul racket di via Curtatone partirà dalle ricevute rilasciate agli occupanti e sottoscritte da firme illeggibili. C'è Bereket che versa 30 euro per aver soggiornato dal 6 al 9 settembre 2016 in una stanza al piano terra. E paga 10 euro per una notte, il mese successivo, per stare nella stanza 3 dello stesso piano. Il giorno dello sgombero, di ricevute ne sono state trovati a decine, nei cassetti e nelle credenze. Ogni ospite di passaggio conservava la sua, per non sentirsi abusivo. Alcune sono state recuperate dalla Se.A., la società che gestiva il palazzo.

Il legale, l'avvocato Carlo Arnulfo, le consegnerà alla Digos, insieme ad altri documenti riguardanti l'immobile, valore 70 milioni di euro, soggetto al vincolo della Soprintendenza dei beni architettonici e strappato alla proprietà nell'inverno del 2013 da duecento migranti capeggiati dal leader del Movimento per la lotta della casa, Luca Fagiano, poi finito sotto inchiesta per invasione e occupazione di edificio. Per i cinque stranieri arrestati durante i tafferugli di giovedì, intanto, sono stati convalidati gli arresti. Si tratta di un eritreo e un somalo che avevano tirato tre bombole del gas contro gli operanti, e di tre donne, eritree, liberate dopo l'interrogatorio. L'indagine sugli scontri non è chiusa. La Digos sta procedendo all'identificazione di un centinaio di occupanti. E a giorni il pm titolare dell'inchiesta, Stefano Pesci, potrà tirare le somme su chi ha aizzato la rivolta.