Multe tolte a Roma, il dirigente indagato si difende: «Quegli atti non erano validi»

Multe tolte a Roma, il dirigente indagato si difende: «Quegli atti non erano validi»
di Laura Bogliolo
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Giovedì 3 Dicembre 2015, 08:45
«Sono sorpreso dall'indagine, ma se, come mi sembra di intuire, la vicenda parte dalla denuncia di una impiegata dell'ufficio contravvenzioni con la quale c'è stata una schermaglia a colpi di carte bollate, ho documenti e atti che spiegano ogni cosa». Pasquale Pelusi, uno dei cinque indagati nell'inchiesta, attuale direttore del dipartimento Tutela Ambientale, due giorni fa ha ricevuto un avviso di garanzia con l'ipotesi di reato di abuso di ufficio. Martedì per quattro ore il suo ufficio è stato perquisito dalla Guardia di Finanza che ha portato via diversi faldoni.
Cosa pensa dell'inchiesta?
«Non so ancora con precisione quali sono i fatti contestati, non so se l'indagine parte da una vecchia storia che mi ha portato a presentare una querela per diffamazione nel febbraio del 2014 contro una dipendente che contestava le procedure applicate in materia di multe».
Se l'indagine partisse da quei fatti? Dallo scontro avuto con la dipendente?
«Scrisse anche ai vertici del Campidoglio ed io spiegai con documentazione alla mano quale era la base giuridica della nostra posizione».
Quale era la base giuridica?
«La legge prevede che quando l'amministrazione ravvisa un vizio formale o sostanziale in qualunque grado del procedimento deve intervenire per interrompere quel vizio ed è quello che abbiamo fatto».
Nel caso concreto a cosa si riferisce?
«Un cittadino ha ad esempio un permesso Ztl, faccia conto con targa sbagliata: gli arriva un verbale e si disinteressa di presentare ricorso. Il cittadino arriva agli sportelli dell'ufficio contravvenzioni con la cartella esattoriale e ravvisa un vizio a monte: dopo aver verificato l'errore dell'amministrazione e verificato ovviamente che ha diritto al rilascio del permesso, si scarica la cartella in autotutela».
La dipendente quindi asseriva che alcune procedure non erano regolari?
«Sì e se l'indagine parte da quella persona, abbiamo già chiarito tutto, ma ancora non so quali siano i fatti che mi contestano, non so se l'indagine parta da quei casi».
Ci sono stati altri casi sui quali ci furono scontri con l'impiegata sull'applicazione della normativa in materia di multe?
«Le faccio un altro esempio: un'associazione di autobus per viaggi extraurbani aveva accumulato molte multe per il transito in via di Portonaccio: alla fine del contenzioso, la polizia municipale riconobbe l'errore e abbiamo annullato gli avvisi bonari. La dipendente ci contestò anche questo caso».
Proverà quindi a chiarire la sua posizione?
«Se l'indagine parte dalle denuncia di quella dipendente, ci sono atti e fatti che già chiariscono la mia posizione».