Roma, metro A ferma per due dipendenti: sotto inchiesta i dirigenti Atac

Roma, metro A ferma per due dipendenti: sotto inchiesta i dirigenti Atac
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 14 Agosto 2016, 10:02
Può la prima linea metro della Capitale chiudere perché solo due (due) dipendenti decidono di incrociare le braccia all'ultimo momento? No, sembra rispondere la commissione d'inchiesta istituita dall'Atac per indagare sullo sciopero dei mezzi dello scorso 26 luglio. Quando la metro A ha fermato tutti i treni perché due lavoratori, entrambi addetti alla Sala operativa, hanno dato forfait pochi minuti dopo l'inizio dell'agitazione. Circostanza che fin da subito ha suscitato più di qualche perplessità, anche nella giunta di Virginia Raggi. E così sei tra dirigenti e funzionari ora sono finiti sotto procedimento disciplinare. L'accusa è pesante: interruzione di pubblico servizio. Rischiano una sospensione lunga dal lavoro (e dalla paga) e anche una retrocessione nelle gerarchie aziendali.
 
SABOTAGGIO
Le lettere di contestazione sono partite la settimana scorsa. I primi a riceverle sono stati proprio i due impiegati della Dct, la Direzione centrale del traffico che sorveglia la circolazione dei treni. Entrambi non sono iscritti all'Ugl, l'unico sindacato che aveva confermato la protesta del 26, dopo l'invito del Campidoglio a fare un passo indietro per dare un «segnale di fiducia» alla nuova amministrazione M5s. Tutti e due, invece, sono iscritti alle sigle confederali, che formalmente non avevano neanche proclamato la serrata. «Dalle informazioni che abbiamo aveva riferito l'assessore ai Trasporti, Linda Meleo, nelle ore successive allo sciopero - sembra che i direttori centrali del traffico appartenessero a due sigle che non erano minimamente interessate all'agitazione e che dopo aver assicurato la loro presenza hanno invece aderito individualmente». E qui si affaccia uno scenario raccontato dal Messaggero nei giorni scorsi: quello di un «sabotaggio» per danneggiare i vertici di Atac, tratteggiato nel report di una commissione d'inchiesta interna che ha segnalato l'aumento esponenziale dei guasti (+60%) negli ultimi due mesi. Da quando cioè il direttore generale della partecipata ha deciso di sforbiciare i distacchi sindacali e di sottrarre proprio a Cgil, Cisl e Uil il controllo del Dopolavoro, un appalto da 4 milioni di euro che per 40 anni è stato gestito senza gare né controlli.

MACCHINISTI PRESENTI
Un «sabotaggio» che, forse, avrebbe coinvolto anche la metropolitana. Durante la protesta del mese scorso infatti evento più unico che raro - quasi tutti i macchinisti della prima linea (dove il peso dei confederali si è molto ridotto) si erano presentati in cabina di guida. Solo in 3 su 35 avevano deciso di scioperare. Un'assenza perfettamente gestibile dall'azienda. Dalla Sala di controllo, invece, hanno dato forfait i due controllori del traffico, tesserati di Cgil e Cisl, e sulla linea si è acceso il semaforo rosso. Anche se questa almeno è l'accusa al vaglio della Commissione disciplinare la paralisi delle corse, che ha lasciato a piedi i 450mila romani che viaggiano ogni giorno sulla metro A, si sarebbe potuta evitare. Quel giorni infatti risultavano presenti altri dipendenti che avrebbero potuto essere spostati nella Sala operativa, avendo già ottenuto l'abilitazione per lavorare nella Dct. Perché non sono stati spostati? La Commissione indaga proprio su questo. Ecco spiegato il motivo per cui, oltre ai 2 dipendenti che si sono assentati all'ultimo minuto, sono stati avviati i procedimenti disciplinari anche nei confronti di un altro funzionario di Atac e di tre dirigenti. A loro sarebbe toccata la responsabilità di trovare i sostituti per assicurare la prosecuzione delle corse. Sostituti che, stando ai riscontri effettuati dagli ispettori aziendali, quella mattina erano in organico. Peccato che nessuno si sia ricordato di loro.

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