Le priorità di Marino/ L'ultima chance

di Virman Cusenza
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Venerdì 12 Giugno 2015, 23:45 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 16:48
Sei mesi. Un periodo congruo ma che passa in un lampo. È questa la scadenza inderogabile a cui dovrà attenersi il sindaco Ignazio Marino, vista la ferrea volontà di restare in sella al Campidoglio nel momento in cui quel Palazzo e i suoi inquilini politici vengono sferzati violentemente dallo scandalo di Mafia Capitale. Marino, ospite del Forum pubblicato ieri da questo giornale, ha preso un impegno solenne: far ripartire la Roma che soffre attorno a tre priorità, sfruttando l’occasione garantita dai fondi del Giubileo che si aprirà a dicembre. Decoro, viabilità e trasporti, sono i capisaldi di un’azione che dovrebbe curare ferite aperte sul volto della città e disservizi di cui tutti ogni giorno paghiamo il conto: dalle buche killer all’assedio degli ambulanti, dall’emergenza rifiuti al delirio traffico. Insomma, sembra - consapevolmente - l’ultima chance del sindaco-chirurgo per rianimare la Capitale ammalata e giustificare la sua missione. Noi del Messaggero saremo qui a verificare, controllare e accertare che ciò che è stato promesso e annunciato venga realizzato. Alla fine, tireremo le somme con il rigore che Roma ci chiede.

Il male più grave, quello che solo una semplificazione mediatico-giudiziaria può ridurre a Mafia Capitale, necessita di un’opera di demolizione del sistema marcio e della indispensabile ricostruzione di un modello virtuoso.

Una bonifica che ha costi elevatissimi, comporta sacrifici per i romani, ed è resa necessaria dalla condotta dei partiti politici che sono stati i principali responsabili del malaffare e delle consorterie che hanno tenuto in ostaggio la città, depredandola.

Da questo marasma esce tratteggiata la figura di un sindaco in trincea contro il malaffare e la corruzione diffusa che ha contagiato tutto ciò che lo circonda. Una sorta di commissario di tutti (e di se stesso) che si erge sulle macerie fumanti di un Pd balcanizzato e prigioniero di capibastone spesso in sinergia con la banda Buzzi-Carminati.

Ma la pulizia e l’onestà sono soltanto la pre-condizione di ogni azione di governo. Roma deve ricevere cure da efficiente capitale europea, evitando di essere confusa con decadenti metropoli molto più a Sud. Dunque, si guardi ai fatti. E che sia questa l’unica bussola a guidare ogni mossa o giudizio.

Il punto essenziale non è se l’occasione del Giubileo si traduca in un commissariamento o meno. Ciò che conta è che questi fondi vengano spesi con efficienza e nel modo giusto e che non facciano la fine tratteggiata in vari contesti nei verbali di Mafia Capitale. Occorre che la politica dia prova di maturità e che non utilizzi il momento drammatico per Roma per il solito regolamento di conti tra fazioni. Ma è necessario, al tempo stesso, che la tempesta di Mafia Capitale non diventi un alibi per tutele supplementari per chi governa, tutele che solo la realizzazione delle promesse può garantire.

Dalla Grande Bellezza alla Grande Incertezza. Roma oggi è una città fragile e sospesa, continuamente in bilico tra normalità ed emergenza. Una città in cui il senso dell’eternità è stato sostituito dal senso di precarietà e di transizione. Una Capitale vittima di un clamoroso tradimento storico. Che brucia sulla pelle dei cittadini. Una città preda della politicaglia, diciamolo con un neologismo, categoria da sottobosco che comprende tutto: la marmaglia, la canaglia e le clientele politiche. Questa esuberante gens si è impossessata della cosa pubblica nella totale e colpevole indifferenza della Roma perbene che ormai ha perso interesse a partecipare ai destini della Capitale con il voto. Una politicaglia diretta da astuti capibastone che ostentano perfino una presa di distanza insincera e si ammantano di purezza.

Per curare questa città che soffre, non basterà il bisturi, servirà soprattutto olio di gomito. Roma lo pretende. Noi, fedeli al compito di difensore civico che ci siamo dati, saremo qui a verificarlo.