Malagrotta, bonifica ferma: rischio maxi-multa Ue

Malagrotta, bonifica ferma: rischio maxi-multa Ue
di Mauro Evangelisti
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Martedì 11 Luglio 2017, 08:18 - Ultimo aggiornamento: 08:19


Quattro anni fa avvenne un evento storico per Roma: fu chiusa la discarica di Malagrotta, una delle più grandi in Europa, che per decenni aveva accolto i rifiuti della Capitale (e non solo). Da allora, però, le procedure di messa in sicurezza e di successivo capping, vale a dire la copertura, stanno andando molto a rilento. Per questo, l'Unione europea ha da mesi aperto una procedura di investigazione, sollecitata anche dalle segnalazioni dei cittadini di Valle Galeria preoccupati per il rischio inquinamento. Subito dopo la chiusura, EGiovi - società del gruppo di Manlio Cerroni - si scontrò con l'allora sindaco Ignazio Marino, perché voleva ricoprire la buca utilizzando anche la fos, la frazione organica stabilizzata che si ricava dai rifiuti indifferenziati al termine del trattamento. Roma Capitale si oppose.

I NODI
Ora anche la Regione dice no a questa richiesta, ma intanto i giorni stanno passando e poco e nulla di concreto è stato fatto. L'assessore dell'XI Municipio, Giacomo Giujusa (M5S) attacca: «Noi siamo molto preoccupati: la messa in sicurezza della grande discarica di fatto sta andando lentamente. Non capiamo perché la Regione e il ministero dell'Ambiente non facciano pressione sul privato». Per la verità, sul tema c'è una conferenza di servizi in corso in Regione che sta esaminando il piano di capping, ma la prima proposta di Cerroni era stata ritenuta insoddisfacente. Ora però dovremmo essere alla conclusione dei lavori e quanto meno ci sarà un punto fermo sul piano di bonifica.

Ripartiamo dal 30 settembre 2013. Ignazio Marino fa quello che nessuno prima di lui aveva fatto: chiude la discarica di Malagrotta. Il problema però ora è la gestione post mortem, per la quale Cerroni ha in corso un contenzioso con Ama sui fondi necessari. La tariffa che Roma e Ama pagavano per portare i rifiuti a Malagrotta già comprendeva le spese per le gestione dopo la chiusura, Cerroni però ha chiesto altri 300 miloni di euro. Il tribunale gliene ha riconosciuti 79 (ora quella cifra si avvicina a 90 a causa degli interessi maturati). In parallelo però procede l'inchiesta per disastro ambientale a Malagrotta: Cerroni è imputato in un processo ancora in corso in Corte d'assise. Secondo il pm Alberto Galanti ha «cagionato l'alterazione dell'equilibrio di un ecosistema (suolo, sottosuolo, flora) la cui eliminazione è conseguibile solo con provvedimenti eccezionali». Va anche ricordato però che a inizio 2017, per tre volte, i Noe hanno svolto tre sopralluoghi alla discarica di Malagrotta in cui hanno accertato delle fuoriuscite di percolato e biogas. Lo hanno segnalato alla Regione che ha risposto: la bonifica la sta gestendo Roma Capitale.

FUTURO
Il vero nodo, per i cittadini di Valle Galeria, è arrivare alla messa in sicurezza della discarica, visto che ancora il problema di produzione e infiltrazioni di percolato non è stato risolto. «Noi facemmo forti pressioni perché fosse presentato un piano credibile - ricorda l'allora assessore ai Rifiuti, Estella Marino (Pd) - il capping di Malagrotta è quanto mai urgente e necessario». Infatti Roma Capitale nel 2015 mandò una lettera a EGiovi sollecitando un piano. Quella richiesta è stata reiterata anche nel 2016, all'epoca di Tronca. Fatto sta che ad oggi, quat,tro anni dopo, siamo ancora più o meno alla casella del via, e per questo, anche su sollecitazione dei comitati, è in corso una investigazione dell'Unione europea che potrebbe anche portare all'avvio di una procedura di infrazione che avrebbe come ultima stazione la maxi multa.

 

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