Malagrotta, un altro stop: caos rifiuti dietro l'angolo

Malagrotta, un altro stop: caos rifiuti dietro l'angolo
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 9 Giugno 2017, 08:19 - Ultimo aggiornamento: 08:27


E adesso? Roma non sa dove portare quasi 3.000 tonnellate di rifiuti. L'altra sera, quando è arrivata la telefonata che annunciava l'ennesima tegola, Stefano Bina, glaciale direttore generale dell'Ama, per una volta è impallidito. Da quando è a Roma ha imparato che non esistono giornate tranquille, ma dopo la tempesta di fine aprile-inizio maggio, pensava che il peggio fosse passato. Subito ha chiamato l'assessore alla Sostenibilità ambientale, Pinuccia Montanari. Hanno svolto un vertice urgente, insieme a Luigi Palumbo, il commissario che gestisce gli impianti di trattamento di Malagrotta di proprietà di Colari. Cosa è successo? Perché di nuovo Roma vede vicino il baratro dell'emergenza con i rifiuti per strada? Prima di rispondere a questa domanda è utile un altro elemento per comprendere come la coperta corta degli impianti del Lazio sia diventata cortissima: in questi giorni anche Viterbo e Latina sono nei guai alla voce rifiuti.

LA TEGOLA
La telefonata che ha fatto impallidire Bina è quella che annunciava che l'impianto di trattamento di Malagrotta da oggi avrebbe diminuito del 40 per cento la quantità dei rifiuti trattata. Dalle ordinarie 1.250 tonnellate, ieri si è scesi a 700. Questo per Roma è un colpo difficile da sopportare, perché i due impianti di trattamento dell'Ama, a Rocca Cencia e sulla Salaria sono già al limite (e non a caso la popolazione che abita vicino alla Salaria è sul piede di guerra per il cattivo odore prodotto, accusa la Montanari di non avere mantenuto le promesse sulla riduzione dei disagi). Perché Malagrotta rallenta, tenendo conto che a guidare gli impianti è un commissario prefettizio (Colari è stata colpita da interdittiva antimafia)? I due impianti hanno urgente necessità di manutenzione. Per una settimana lavora a metà e dunque restano quasi 3.000 tonnellate di rifiuti senza una meta. Non si può rimandarla, ma secondo i tecnici di Colari per poterla eseguire è necessario ridurre di almeno 300-400 tonnellate la quantità di rifiuti romani accolti ogni giorno. Ecco, il problema è che Ama, con i propri impianti al massimo, non sa dove portare 600 tonnellate che rischiano di restare per strada. Perché parlando di Roma è utile avere in mente che anche Viterbo e Latina sono in affanno sui rifiuti? Ieri il Campidoglio ha scritto alla Regione chiedendo l'autorizzazione a portare almeno 300 tonnellate ad Aprilia e Frosinone.

IL FUOCO
Ma c'è un problema. Bisogna tornare a ciò che è successo domenica scorsa: a Casale Bussi, frazione di Viterbo, è andato a fuoco l'impianto di trattamento dei rifiuti, sempre galassia Colari, che lavorava tutta la spazzatura della Tuscia, del Reatino e del nord della provincia di Roma. La procura della Repubblica ha aperto un fascicolo per incendio doloso, intanto però l'impianto resterà fermo per due mesi. La Regione, in via emergenziale, ha trovato impianti in Umbria e Toscana disponibili a trattare una parte dei rifiuti destinati a Casale Bussi, ma una quantità importante va a Frosinone e ad Aprilia, a Latina. Ecco, ieri il Comune di Latina ha avvertito i cittadini che a causa dell'arrivo della spazzatura del nord del Lazio ci saranno dei disagi per la raccolta in città. Da sapere: lì vanno già 100 tonnellate dei rifiuti romani, ma è evidente che ora che rallenta Malagrotta la soluzione di aumentare il quantitativo destinato ad Aprilia per compensare questo stop appare assai complicata proprio perché a causa dell'incendio già arriva la spazzatura del nord del Lazio.

STRAORDINARI
Ecco perché, di fronte a un quadro così delicato, in cui di fatto tutto il Lazio è in sofferenza dopo l'incendio di Viterbo, in Ama e a Roma Capitale ieri erano molto preoccupati. Dopo il vertice di emergenza dell'altra notte, in cui Bina e la Montanari hanno chiesto al commissario di posticipare il rallentamento, ieri c'è stato anche un incontro con i sindacati. Una soluzione potrebbe essere fare funzionare h24 i due impianti di trattamento di via Salaria e Rocca Cencia, ma prima di tutto bisogna convincere i dipendenti a lavorare due ore in più e soprattutto valutare se i due impianti possono reggere a un nuovo sforzo eccezionale. Non solo: già tutti i quartieri che gravitano nella zona del tmb di via Salaria (Villa Spada, Fidene e Serpentara tra gli altri) sono infuriati per il cattivo odore prodotto in questi giorni, cosa succederà se ci sarà un aumento dei rifiuti lavorati?
 

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