Mafia Capitale, un centro sportivo base di reclutamento degli ex terroristi Nar

Mafia Capitale, un centro sportivo base di reclutamento degli ex terroristi Nar
di Cristiana Mangani
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Domenica 7 Dicembre 2014, 06:12 - Ultimo aggiornamento: 15:24
Un inseguimento: parte tutto da lì, il 4 luglio del 2009. I Carabinieri della Compagnia Trionfale stanno effettuando un posto di blocco a Tor di Quinto verso le 19.30, nei pressi del Centro sportivo “Mondo fitness”.

Tentano di controllare un gruppo di persone, con loro c'è anche Luigi Ciavardini, ex Nar, condannato per la Strage di Bologna. Il gruppo prova a fuggire, è in difficoltà, ma vengono bloccati e identificati. Il terrorista è da tre mesi in regime di semilibertà e lavora in un'associazione sportiva. È il primo anello di una catena che si ricongiungerà passo dopo passo, grazie al lavoro certosino dei pubblici ministeri Luca Tescaroli e Pietro Saviotti. Nei mesi successivi gli accertamenti fiscali e le società porteranno ad Angelo Spreafico, aderente ai Nar, ma anche proprietario all'epoca di un centro sportivo denominato, che più del fitness, avrebbe avuto come compito principale «il reclutamento di giovani d'area per la commissione di spedizioni punitive». «Ovvero - scrivono i carabinieri - di reati di maggiore spessore nell'ottica della manifestazione dell'espressione del pensiero antagonista». Abituale frequentatore della palestra anche Massimo Nicoletti, figlio di Enrico, notoriamente conosciuto come il cassiere della Banda della Magliana.



LA POLITICA

Da Ciavardini si arriva, quindi, in un lampo a Massimo Carminati e ai suoi legami tra estremismo e criminalità. L'ideologia politica fa da trait d'union ma sono ben altri gli interessi che poi vengono condivisi. Il Cecato è l'esempio più classico, ha due facce e le spiega lui stesso quando si racconta: «Io ero un politico - afferma - Facevo politica a quei tempi...poi la politica ha smesso di essere politica ed è diventata criminalità politica». Come dire: le idee sono morte, lunga vita agli interessi economici. Ciavardini è il primo passo dell'inchiesta, Carminati l'obiettivo da perseguire.



IL PENTITO

In questa situazione ben si inserisce Roberto Grilli, il primo vero pentito dell'inchiesta Mafia Capitale. È grazie a lui se i tasselli vengono messi al loro posto. Lo skipper viene arrestato in Sardegna con un carico enorme di cocaina a bordo: 503 chili. La sua barca si ferma al largo di Alghero e l'incidente puzza subito di fregatura per l'insolito narcotrafficante: i soccorritori sanno dove cercare e segnano lo scafo individuando la merce. Forse è proprio per questo che l'uomo decide di collaborare, perché sospetta subito di essere stato tradito. Al pm di Roma Giuseppe Cascini delineerà il quadro del crimine misto alla politica, partendo da Roma Nord e dai vecchi “camerati”. A cominciare da Riccardo Brugia, braccio armato di Carminati e della sua gang. «Allora...con Riccardo - attacca Grilli - tutti, soprattutto tutta la zona Roma Nord, quindi tutta la fascia di camerati che si possono identificare con una zona di Roma. Roma era molto divisa, Roma Nord, Roma Sud, i camerati dell'Eur, per esempio, li conosco benissimo, però sì, certo, ripeto, sono rapporti che rimangono negli anni e non si... se io oggi dovessi anda' a chiede una cosa a qualcuno di questi come vecchio camerata molto probabilmente la otterrei. Carminati? Posso dire che è sempre stato visto dall'ambiente della malavita come il fascista, il malavitoso nero coi soldi, il pariolino. Dall'ambiente del fascio, come il camerata che aveva fatto il salto». Il famoso trait d'union che lo ha visto re di Roma tra colletti bianchi e crimine.