«Roma continua a sprofondare», sottolinea l'Ispra ricordando che negli ultimi 8 anni il numero medio degli eventi romani è cresciuto in maniera esponenziale: si è passati da una media di 16 voragini l'anno (dal 1998 al 2008) a più di 90. E il 2018 ha già decisamente battuto il record del 2013 (quando di voragini se ne erano verificate 104), dopo un 2017 quando si era aperta una voragine ogni 3-4 giorni. La causa principale della formazione delle voragini capitoline è la presenza di numerose cavità sotterranee, che si concentrano per lo più nella porzione orientale della città, di origine antropica scavate dall'uomo a vario titolo, principalmente per l'estrazione dei materiali da costruzione. Questi vuoti costituiscono in molti casi una intricata rete di gallerie.
Sono 28 le zone a rischio frana, 250mila i cittadini a rischio alluvione. Finora l'Ispra ha censito e mappato 32 kmq di gallerie sotterranee che giacciono sotto il tessuto urbano, ma molte aree sono ancora sconosciute: manca all'appello, ad esempio, la grande Catacomba scomparsa di San Felice, sulla Via Portuense, che costituiva uno dei principali cimiteri della Roma cristiana del IV-V sec. Complessivamente, voragini e frane minacciano oltre 500 ettari della Capitale e preoccupa seriamente la tenuta di tratti di strade e di porzioni di quartieri.
Lo scorso maggio, il «Rapporto Roma Sicura», realizzato dal Distretto con il Dipartimento della Protezione Civile, Italiasicura e Ispra, aveva già acceso i riflettori sul rischio idrogeologico di Roma e complessivamente su 1.135 ettari di aree urbane a rischio frane, smottamenti, voragini e alluvioni. Zone dove vivono e lavorano circa 250mila romani, il più alto numero di abitanti sottoposti a tali pericoli tra le città europee. Censite 28 zone interessate da frana e ben 383 siti soggetti a fenomeni franosi nella Capitale. Le aree interessate dalla formazione di grandi voragini si concentrano nella porzione orientale di Roma (Tuscolano, Prenestino, Tiburtino, Centocelle, Appio), in parte del centro storico e di San Giovanni, verso ovest tra Monteverde Vecchio, Gianicolense e Portuense, e in zone dell'Aventino, Palatino ed Esquilino.
Impressionante l'incremento del numero di cedimenti con aperture di oltre un metro di diametro e di profondità: se sono stati oltre 3.000 i casi registrati negli ultimi 100 anni, negli ultimi dieci anni ne sono stati censiti in media ben 90 con il picco di 130 nel 2012, 104 nel 2013 e fino al 2017 la media di 100. E in questi primi 10 mesi del 2018 di voragini a Roma ne abbiamo avute già 136. La causa? Problematiche geologiche a cui si aggiungono attività antropiche e incuria. Chilometri di cavità scavate per estrarre il tufo, usato già dagli antichi romani per l'edilizia, e allungate nei secoli successivi per continuare a fornire materiali all'edilizia e poi fungaie e gallerie di sottoservizi per reti idriche e fognature. Risultato: un dedalo che oggi si estende per centinaia di chilometri sotto la città, in alcuni punti così ampio da contenere un'automobile, in parte ancora sconosciuto.
La mappa delle voragini a Roma: secondo il rapporto «Il Piano Roma Sicura», i Municipi più colpiti sono V, VII, II (quartieri Tuscolano, Prenestino, Tiburtino) ma anche il centro storico con le aree dell'Aventino, del Palatino e dell'Esquilino.
Nella porzione occidentale di Roma il Municipio che conta più voragini è l'XI, seguito dal Municipio XII (quartieri Portuense e Gianicolense). Per quanto riguarda le frane, Monte Mario, viale Tiziano, Monteverde vecchio e Balduina sono le zone particolarmente a rischio. In totale però, il lavoro svolto dall'Autorità di distretto idrografico dell'Italia centrale ha perimetrato 28 zone a rischio frana e sono ben 383 i siti soggetti a fenomeni franosi nel territorio del Comune. Non solo voragini e frane. Oggi a Roma il rischio alluvioni ed esondazioni interessa 1135 ettari, per un totale di 250mila cittadini: la più elevata esposizione d'Europa.
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