Non si dà pace, la signora Bruna, la vicina di casa: «Che potevo fare? Sono passata lì pochi minuti dopo l'incidente, ho visto quella bella ragazza alta, con i capelli lunghi stesa sull'asfalto, era immobile, sdraiata come dormiente, le gambe tese, ho pensato a un malore. Io ero in macchina, non l'ho riconosciuta eppure l'ho vista crescere e appena il flusso delle auto è ripartito sono andata via. Non sarebbe cambiato nulla ormai se avessi capito che era lei, ma sarei scesa e le avrei tenuto la mano, avrei avvisato i genitori». Il giorno dopo ha incontrato la mamma, Laura, in lacrime sul pianerottolo: «Mi ha detto: Alice è in terapia intensiva, è stata investita, non è possibile che si riprenda. Allora ho collegato, quella ragazza che avevo intravisto passando sotto gli archi di Porta Metronia era lei».
Tutto finito, i progetti di andare all'estero, a settembre, la storia d'amore che durava da due anni con Ludovico, conosciuto al liceo linguistico Vittoria Colonna che lei ancora frequentava. Stava andando da lui, avevano un appuntamento, sabato nel primo pomeriggio. «Almeno ha avuto un amore», cerca di dare un senso al destino, la vicina. Alice Galli aveva atteso invano il 714 così ha deciso di andare fino alla metro di San Giovanni: ha attraversato la strada proprio mentre arrivava quel taxi sulla corsia di emergenza. «E' volata a terra, era in coma, lo scriva sul giornale: quella fermata del bus a Porta Metronia in via Amba Aradam è troppo pericolosa. E' strettissima, non ci stanno due pedoni affiancati e poi, soprattutto, manca la balaustra da un lato e può capitare di attraversare, pure sulle strisce, esponendosi al pericolo. Il Comune deve fare qualcosa».
«BELLA IN TUTTI I SENSI»
Mentre Alice era a terra esanime, un vigile diceva a una ragazzina sotto choc: «Stai tranquilla, adesso porteranno quella ragazza in ospedale». Intorno, due tre persone ma non c'era movimento, come se non ci fosse più niente da fare. I genitori Stefano, 47 anni e Laura Palombi, 42, figlia dei titolari dell'enoteca Palombi a Testaccio, ieri, hanno dato l'autorizzazione all'espianto degli organi. In via Gallia, la notizia è di dominio pubblico, quella ragazzina tutta «casa e scuola», «senza grilli per la testa», «così bella in tutti i sensi», «solare, educata, tranquilla» se la ricordano tutti. Come i genitori, nati e cresciuti a San Giovanni, che c'erano 60 anni fa con la loro macelleria. «Speravamo in un miracolo anche se non cerano speranze», dicono nel negozio d'abbigliamento di famiglia. Alla notizia della morte, in classe è saltato il compito in classe, «per lo choc, non l'hanno fatto» raccontano nell'alimentari dove è appena passata la mamma di una compagnia di classe. E nel bar, il padre di un altro compagno, già colpito pesantemente dal terremoto di Amatrice, racconta «mi ha telefonato mio figlio, è morta mi ha detto» ma dopo il sisma non ha più voglia di parlare. Gli anziani, come Libera, che hanno visto crescere prima Stefano e Laura, poi Alice e il fratellino Francesco, di 10 anni, ripetono «sembrava una bambina dell'epoca mia, seguita, tanto a modo, si spostava con i mezzi».