Roma, maxi-sequestro di cartelle alla casa di cura Ini di Grottaferrata

Roma, maxi-sequestro di cartelle alla casa di cura Ini di Grottaferrata
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Venerdì 11 Maggio 2018, 15:50 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 14:00
Su disposizione della Procura di Velletri i carabinieri del Nas hanno proceduto al sequestro di 5.418 cartelle cliniche presso la casa di cura Ini di Grottaferrata, nell'ambito dell'inchiesta che vede indagate 10 persone, tra personale medico e proprietari della struttura, per i reati di truffa e falso.

I carabinieri hanno acquisito anche le pratiche su fatturazioni e liquidazioni e i registri delle attività nelle sale operatorie e negli ambulatori. I magistrati puntano a chiarire se nel periodo dal 2012 al 2017 siano stati riportati falsamente sulle schede di dimissione delle cartelle cliniche interventi diversi da quelli realmente effettuati sui pazienti.

Gli indagati avrebbero falsamente attestato di avere somministrato «tramite iniezione o infusione sostanze terapeutiche e agenti modificatori» ottenendo un rimborso di 371 euro a paziente dalla Regione Lazio ma in realtà avrebbero dato ai pazienti «il farmaco solo per via orale come attestato dalla cartella clinica». La presunta attività illecita riguarderebbe anche pazienti di urologia. Le indagini sono partite dopo le verifiche avviate dalla Regione.

«Rimaniamo molto sorpresi ed amareggiati nel leggere di condotte fraudolente completamente destituite di fondamento» anche se «la società ha piena fiducia nella magistratura che farà luce sui fatti». Lo afferma in una nota l' Ini, titolare della casa di cura di Grottaferrata dicendosi «profondamente dispiaciuta» per la morte della paziente operata per un calcolo al rene nella casa di cura e poi morta al policlinico di Tor Vergata. «Attendiamo gli esami autoptici ribadendo la convinzione di avere fatto tutto il possibile per salvarle la vita».

L' Ini sottolinea inoltre che «per ciò che riguarda l'urologia, la struttura si è sempre attenuta alle attuali linee guida per la compilazione e codifica dei ricoveri ospedalieri», tanto che «nel 2010 e nel 2011 la stessa Regione ha verificato la congruità ed appropriatezza delle prestazioni rese, le stesse che oggi ci vengono contestate». Inoltre nel 2014 «la stessa ASl che oggi ci contesta le suddette prestazioni ha indetto una gara sul territorio per interventistica inserendo nel capitolato una codifica identica a quella che oggi viene ritenuta incongrua».

Ed infine, dice ancora l' Ini, «con la Regione Lazio sono stati effettuati infiniti tavoli tecnici su questi argomenti con relativi verbali e quindi, sentirsi accusare dopo 10 anni di avere indotto in errore e truffato l'amministrazione regionale è gravemente lesivo per la nostra struttura, riconosciuta dalle società scientifiche e dalle università nazionali ed internazionali come un centro di eccellenza».

Quanto alle accuse sulle prestazioni salvavita oncologiche, l' Ini fa presente che «il costo del farmaco oncologico è stato completamente a carico della struttura e a fronte di un rimborso di 371 euro la struttura ha speso di gran lunga di più non avendo mai fatto richiesta di rimborso».
Tutta documentazione che «non è stata evidenziata nel decreto di sequestro ed è a disposizione degli inquirenti in qualsiasi momento, per agevolare il loro lavoro e l'accertamento della verità».
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