Roma, ubriaca al volante: la strage delle sorelline, uccise da alcol e velocità
 

Roma, ubriaca al volante: la strage delle sorelline, uccise da alcol e velocità  
di Maria Lombardi e Raffaella Troili
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Martedì 15 Dicembre 2015, 08:23 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 00:44

Le sorelline sono morte e la mamma ancora non lo sa. Stordita dai farmaci in un letto d'ospedale, un intervento da affrontare e le urla dello schianto ancora così vicine, è protetta dalle bugie di chi teme per lei. Insopportabile, adesso, questa verità: le bambine non ce l'hanno fatta e la colpa potrebbe essere sua. La mamma era alla guida della Punto bianca, Valentina e Alessia sui sedili dietro senza cintura, sono volate sull'asfalto. Il padre lo sa e ancora non ci crede. Si trascina da un ospedale all'altro, prima al Bambino Gesù e poi al Gemelli, attaccato a una speranza che non c'è più, non vuole lasciarle andare via. «Le ho perse in un frontale» alla fine si arrende, dopo aver sperato anche dopo il parere della Commissione che alle tre decreta la morte cerebrale. Resta lì al capezzale, «perché un filo di speranza c'è». Le ha perse sulla via del Mare, la strada della morte tra Roma e Ostia, in quel breve tratto dove si corre anche se non si potrebbe perché solo in quel punto si può sorpassare. Domenica pomeriggio, il mare da raggiungere e non ci arriverà mai la Punto guidata da Jaqueline De Paola, 36 anni, di origine brasiliana. Valentina, 9 anni, e Alessia, 12, lottano per qualche ora ma le condizioni sono disperate. Prima muore la più grande, al Bambino Gesù nella notte e nel primo pomeriggio al Gemelli la piccola viene dichiarata clinicamente morta.




L'ESAME
La mamma rischia ora l'accusa di omicidio colposo e guida in stato di ebbrezza. È risultata positiva all'alcol test, aveva un tasso superiore cinque volte a quello consentito e pari a 2,5. Forse è stato un colpo di sonno a farle perdere il controllo. «Mi sono trovato quella macchina davanti, mi è venuta addosso», racconta il conducente dell'Audi A4 coinvolta nello schianto, ricoverato al Sant'Eugenio con il figlio di 16 anni. Ferito anche l'uomo alla guida di una Fiat 500 investita di rimbalzo. Sull'asfalto all'altezza di Dragona, i segni lasciati dal gesso bianco tracciano il punto dell'impatto. Sono le 15,30, l'Audi A4 nera viaggia verso Roma, la Punto in direzione opposta. In un primo momento si era ipotizzato che la vettura più potente in un sorpasso azzardato avesse investito l'auto dove viaggiavano mamma e figlie. Pare che non sia andata così. Sarebbe stata Jacqueline a invadere la corsia opposta, forse per un attimo di distrazione o un colpo di sonno. L'automobilista se la trova davanti e nel tentativo di evitarla si sposta dall'altra parte ma l'urto è violentissimo. Sia la Fiat che l'Audi hanno la fiancata anteriore destra distrutta, vuol dire che lo scontro non è avvenuto al centro della carreggiata. Vola via il motore della Punto, le due bambine insieme al cane sfondano il vetro posteriore e schizzano sull'asfalto. L'Audi finisce addosso a una Fiat 500 che si trovata dietro la macchina della famiglia e poi finisce fuori strada schiantandosi contro un albero. Le due auto sono ammassi di lamiera, il contachilometri della A4 è fermo su 120 chilometri all'ora e il contagiri sui 3.500. Andava troppo veloce in quel tratto di strada dove il limite è di 70. I risultati delle indagini affidate al gruppo sicurezza pubblica dei vigili di Ostia, guidato da Antonio Di Maggio, saranno trasmessi alla Procura.
I SOCCORSI
Una delle due bambine è già in arresto cardiaco, i primi medici che arrivano da Ostia riescono a rianimarla e la portano in eliambulanza a Roma. Alessia ricoverata al Bambino Gesù muore nella notte, Valentina circa dodici ore dopo al Gemelli. Il padre non dà il consenso all'espianto degli organi. La madre è ricoverata al San Giovanni, dovrà essere operata all'anca. Il cane anche è morto sul colpo. Il cuore batte ancora, ripete ma alla fine anche il papà, Dario Di Benedetto, agli arresti domiciliari, di Fiuggi, si piega all'evidenza: il cuore non batte, la macchina viene spenta. E piange. Come la migliore amica di Valentina che continua a far domande, a lei è impedito di entrare. Dormivano spesso insieme, stavano preparando i canti di Natale. Quanto a lui, Dario, del suo matrimonio fallito da tempo, non resta nulla. Jaque, bionda e bella, è sola in un letto d'ospedale, ha ferite che si rimargineranno, altre che la perseguiteranno.
 

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