Roma, immobili dimenticati: il Campidoglio rischia di perdere 150 casali

Roma, immobili dimenticati: il Campidoglio rischia di perdere 150 casali
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 29 Aprile 2018, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 07:54

Un'amnesia ventennale rischia di costare cara al Campidoglio: fino a 30 milioni di euro. Tanto valgono i casali sparsi per la campagna romana, di cui il Comune è formalmente proprietario, che ora sono a rischio usucapione. Insomma, entro qualche mese, tecnicamente, potrebbero finire intestati a chi li ha abitati e utilizzati per anni senza un contratto, mentre l'amministrazione cittadina chiudeva un occhio e si voltava dall'altra parte.

LE AZIONI LEGALI
Due cause sono già partite, il dossier ora è in mano all'Avvocatura capitolina. E potrebbe essere solo la minuscola anteprima di una sequela di azioni legali. I casali dimenticati, che il Comune non aveva nemmeno annotato al catasto urbano, sono 230 e nella gran parte dei casi, circa 150 immobili, starebbero per maturare i termini per presentare la domanda di usucapione.

Ora, dopo decenni di noncuranza, l'amministrazione di Virginia Raggi sta provando a fermare le lancette dell'orologio. La giunta, in particolare l'assessore al Patrimonio, Rosalba Castiglione, che l'anno scorso ha annunciato la lotta a «Scroccopoli», versione pop dell'inestinguibile Affittopoli romana, ha chiesto agli esperti della partecipata Risorse per Roma di avviare un'indagine su tutte le cascine dimenticate. Cascine che negli anni si sono spesso trasformate in villette, magazzini, negozi, aziende agricole private. Quasi sempre all'insaputa del Comune, che non ha mai cambiato la destinazione d'uso degli immobili.

I CONTROLLI DEL FISCO
Di questo incredibile e prolungato lassismo si era già accorta, qualche mese fa, l'Agenzia delle Entrate. Che difatti ha spedito a Palazzo Senatorio una raffica di lettere di contestazione. «Dalle informazioni presenti negli atti catastali», si legge nei documenti del Fisco, il Campidoglio «risulta intestatario di fabbricati rurali, o loro porzioni, tuttora censiti nel Catasto dei Terreni, invece che in quello Edilizio urbano». Immobili fantasma, perché come hanno sottolineato gli ispettori dell'Agenzia, il proprietario «aveva l'obbligo di dichiararli al catasto edilizio urbano entro il 30 novembre 2012». Cioè più di cinque anni fa. E questo obbligo, c'è scritto nelle lettere inviate al Comune, «sussiste anche se i fabbricati hanno perso i requisiti rurali». Anzi, in questo secondo caso «la dichiarazione in catasto doveva essere effettuata entro 30 giorni dalla data di perdita dei requisiti». Tanto che ora, in teoria, l'amministrazione di Roma potrebbe addirittura essere multata. Oltre la beffa, il danno.

LE ISPEZIONI
Il pericolo maggiore, in termini economici, è quello dell'usucapione, che scatta dopo 20 anni e fa sì che il proprietario dell'immobile perda il diritto di proprietà a vantaggio del possessore effettivo. Uno scenario che il Campidoglio sta provando a scongiurare in tutti i modi, perché con un epilogo di questo tipo verrebbero sottratti definitivamente all'amministrazione cittadina immobili che, se sfruttati a prezzi di mercato, farebbero comodo eccome alle malconce casse di Palazzo Senatorio.

Gli ispettori di Risorse per Roma, l'ente che si occupa degli accertamenti sul patrimonio comunale, si sono messi al lavoro da qualche settimana. Una sessantina di immobili sono già stati perlustrati, ora i controlli andranno avanti a ritmi serrati. Certo la mission è di quelle complicate, in pochi mesi tocca recuperare quanto non è stato fatto in anni di sciatteria e negligenze, la stessa sciagurata miscela in cui è germogliato lo scandalo delle case con vista Colosseo affittate per pochi spiccioli al mese, oppure occupate per decenni senza che nessuno, anche lì, muovesse un dito.

lorenzo.decicco@ilmessaggero.it
 

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