Roma, apre al Palatino il giardino segreto che stregò Napoleone

Roma, apre al Palatino il giardino segreto che stregò Napoleone
di Laura Larcan
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Mercoledì 21 Marzo 2018, 09:22 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 09:13

Goethe amava riposarsi su quelle terrazze in cima al Palatino, per contemplarne la bellezza struggente e decadente, e Valadier sognava di riscriverne la storia con un suo progetto ardito ma elegante. Napoleone III ne rimase stregato tanto da comprare tutto il complesso dei giardini con l'ambizione di guidarne la riscoperta (consentì all'archeologo Pietro Rosa di allestirvi la propria casa), fino a Giacomo Boni, l'architetto-archeologo che riportò alla luce il colle dei Cesari all'alba del 900, e che scelse questo luogo per vivere e lavorare, tra lo studio privato e il cenacolo dell'élite di intellettuali. E proprio qui chiese di essere seppellito. È lunghissima la lista di celebrità sedotte dagli Horti Farnesiani, il giardino segreto del Palatino, il complesso monumentale e naturalistico scandito in un sistema di terrazze, scale e giochi d'acqua, dai due padiglioni delle Uccelliere, al Teatro del Fontanone, al Ninfeo della Pioggia che dopo un oblio di 35 anni diventa visitabile grazie alla conclusione di un restauro durato cinque anni, finanziato dalla Soprintendenza di Roma per un milione di euro insieme al World Monument Fund che ha stanziato 500mila euro. Una partnership che aggiunge un nuovo gioiello al percorso del Palatino (con lo stesso biglietto di 12 euro).

Lo concepirono dal 1536 i Farnese (il cardinale Alessandro nipote di Paolo III) con un colpo di genio così audace da rimanere un unicum nella storia dell'arte, portando il vezzo esuberante e auto-celebrativo di un orto botanico (il primo di Roma) nel cuore del colle di Romolo e Augusto. Nasceva così, alla fine del 500 il bastione farnese, con l'ingresso monumentale del Vignola e quel salto vertiginoso di venti metri d'altezza che abbraccia una coreografia di terrazze e grotte artificiali tutti in asse perfetto con la Basilica di Massenzio. Il restauro ne rende giustizia e grazie alla mostra Nel fascino degli Horti Farnesiani curata da Giuseppe Morganti (direttore anche del restauro) tornano a casa alcuni capolavori dell'arredo originario, come le statue del Barbaro inginocchiato e la Iside Fortuna che brillano nelle Uccelliere, prestiti del Museo Archeologico di Napoli (finirà a Napoli la collezione di famiglia dopo che l'ultima Farnese sposerà un Borbone nel 1714).

LA SCOMMESSA
«Questo luogo offre oggi un volto nuovo del Palatino - commenta la direttrice del parco del Colosseo Alfonsina Russo - Nasce come una scommessa dei Farnese di conciliare il moderno con l'antico: qui acquisirono decine di vigne per trasformarle in una corte dei piaceri. L'orto botanico collezionava piante rare e le uccelliere ospitavano uccelli esotici». La straordinarietà di architetture e affreschi è evocata dall'installazione multimediale nel Ninfeo della Pioggia, in origine il triclinio estivo (8 minuti di puro spettacolo). E le sorprese non mancano: «Il restauro ci ha permesso di recuperare alcune porzioni delle decorazioni originali - racconta Giuseppe Morganti - è riemersa una figura con una cesta in testa simbolo della natura, così come tanti sono gli elementi vegetali riaffiorati in alcuni tasselli, fino al grande cavallo marino. L'acqua non a caso è uno dei temi ispiratori della decorazione. Il fontanone stesso è stato risanato nelle sue finte stratificazioni calcaree di stalattiti». I lavori non si fermano qui. Se per il restauro dei giardini partirà tra tre mesi una summer school con la Sapienza, è prossima la firma con uno sponsor per il restyling del Ninfeo. A breve aprirà la Casina Farnese e per il 21 aprile debutta il tour dei 7 luoghi segreti tra cui Santa Maria Antiqua, la Casa di Augusto, il Museo Palatino e l'Aula Isiaca. Quanto al progetto del vicesindaco Luca Bergamo di un Central Park dei Fori gratis, la Russo risponde: «Credo che in questo momento sia abbastanza problematico».

 
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