Roma, caos al Grassi: «Sei ore di fila per una visita»

Roma, caos al Grassi: «Sei ore di fila per una visita»
di Mirko Polisano
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Venerdì 11 Agosto 2017, 08:00

Barelle parcheggiate all'entrata, pazienti anziani che devono aspettare all'esterno in cerca di un po' di fresco all'ombra e una sala d'attesa affollata di centinaia di persone che aspettano di essere visitate. È l'inferno del pronto soccorso dell'ospedale Grassi di Ostia, dove in estate l'emergenza è senza soluzione di continuità. L'ospedale di Ostia, oltre a prendersi cura degli oltre 270mila abitanti del X Municipio, si fa carico anche dei 60mila residenti del vicino comune di Fiumicino. Numeri che raddoppiano, di conseguenza, tra giugno e agosto, e che sfiorano il milione di presenze tra vacanzieri e bagnanti saltuari della domenica. Ad accoglierli, però, ci sono solo 260 posti letto e un organico di personale nettamente ridotto all'osso.

I TEMPI
«Sono ore che aspetto - dice Luigi C.- i dolori che uno sopporta non contano: qui se non sanguini non ti fanno entrare subito». I medici sono sovraccarichi di lavoro, manca il personale e i nuovi spazi della ristrutturazione trasformano l'attesa dei pazienti in un calvario senza fine. «Bisogna fare la fila per l'accettazione e poi aspettare che ti chiamino in base al codice assegnato - aggiunge Rosanna, un'anziana in attesa di essere visitata - puoi farci anche nottata». «Sono stata ricoverata alla fine di luglio - racconta Annamaria P. classe 1968 - sono arrivata nel primo pomeriggio e sono stata visitata alle cinque di mattina. Una volta entrata, sono stata lasciata su una barella in uno stanzone insieme a tante altre persone. Assurdo».

IL TRIAGE
È proprio la sala triage, infatti, uno dei tanti anelli deboli dell'ospedale Grassi. «Un vero scandalo», commenta qualcuno. I pazienti vengono tutti lasciati in una sala open space senza nessun tipo di privacy. «Siamo tutti ammucchiati», hanno raccontato alcuni. Tutti insieme: uomini, donne, bambini senza nemmeno un telo divisorio. «Questo pronto soccorso così come è sembra un parcheggio - conclude Annamaria P. - Siamo lasciati sulle barelle in attesa di una lastra, di una visita, di una radiografia per diverso tempo: non chiediamo stanze private, ma almeno un po' di riservatezza». Quando lo stanzone è pieno, molti sono posteggiati nei corridoi o in stanze limitrofe. C'è chi è solo e chi ha i parenti vicino che possono offrire una carezza o una stretta di mano per dire: coraggio. «Qui ognuno ha i suoi problemi - afferma Francesco G., operaio di 30 anni- e ci sentiamo a disagio a dover raccontare i nostri sintomi con altre persone che ti ascoltano: non vogliamo mettere in piazza il nostro malessere». «Ci manca poco che ci curano a terra come è successo a Nola», denuncia un paziente.
Con la concentrazione di presenze al litorale dilaga anche la richiesta di assistenza sanitaria. Così il pronto soccorso del Grassi, unico ospedale nei 27 km che separano la costa dalla città, diventa l'epicentro delle attese di salute dei romani, ignari dei tanti disagi e disservizi.

LE CAUSE
«Carenza di personale: ecco la diagnosi di questo disastro» sintetizza Eugenio Bellomo, coordinatore Cgil della Asl Roma 3. Dei cento infermieri, l'età media è di 52 anni con molti over 60 non più utilizzabili per l'h24 e per le notti. L'unico supporto è fornito dagli assistenti socio-sanitari che però non hanno le stesse competenze specifiche. Cinque chirurghi già sono andati in pensione e altre uscite sono previste per tra questo e il prossimo anno. Si passerà da 20 chirurghi a poco più della metà. Dal 14 luglio, poi, sono stati sospesi i servizi di day surgery e week surgery: stop, dunque, alle operazioni programmate e già in lista d'attesa. Si riaprirà il 4 settembre. Cifre, dati e circostanze che spaventano e che, al momento, rendono il pronto soccorso simile a un girone infernale.

 
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