IL PROGRAMMA
Oggi, dunque, l'evento clou in Sinagoga, finora i duecento maestri invece si erano incontrati per discutere di «crescita dei nazionalismi e della minaccia del terrorismo islamico», due facce della stessa medaglia che minano la stabilità europea. Tra le 15 e le 19 il rabbino capo sefardita d'Israele si intratterrà in colloqui privati, tra gli altri, con l'omologo della comunità romana Riccardo Di Segni e il presidente Ruth Dureghello. Nel suo discorso al Tempio Maggiore, dopo la preghiera delle 18, sottolineerà i punti più significativi delle sfide da affrontare, come individui e come comunità. Si tratta della prima volta nella Capitale per Yitzhak Yosef.
I CONTROLLI
Già all'indomani degli attentati jihadisti a Parigi del gennaio 2015 i controlli attorno alla Sinagoga erano stati rafforzati, la prefettura stabilì d'imperio la chiusura al traffico di via del Tempio e di via Catalana, strade comunali. Duemila, invece, le donne e gli uomini delle forze dell'ordine che saranno sguinzagliati in città, sabato, quando quaranta leader mondiali e quattro cortei (oltre a un sit-in) sfileranno per il centro. Ma la macchina della sicurezza scalderà i motori fin da giovedì. Cento nuove telecamere saranno posizionate nelle due zone di massima sicurezza e lungo i percorsi dei cortei in aggiunta agli occhi elettronici della videosorveglianza cittadina: serviranno per aiutare i poliziotti a identificare gli eventuali responsabili di scontri e disordini ma, soprattutto, saranno utilizzate come strumento di prevenzione. In queste ore, infatti, la Digos sta valutando i profili di black bloc, antagonisti e frange violente anti-europeiste in collaborazione con le polizie europee e l'intelligence.
I TIMORI
L'apprensione maggiore è che a Roma possano diventare nuovamente protagonisti i violenti che due settimane fa scatenarono la guerriglia contro le forze dell'ordine a Napoli durante il corteo anti-Salvini. Sono loro i supersorvegliati di questi giorni insieme con No Tav ed elementi di galassie dell'ultradestra e dell'ultrasinistra in arrivo dal Nordest. Ad alcuni no-global tedeschi e greci, infine, sarebbe già stato intimato di non lasciare i propri Paesi.
A ciò si aggiunge la minaccia terroristica internazionale per cui la guardia non è mai stata abbassata.
Alessia Marani
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