Roma, per gestire il Tevere servono 18 enti

Roma, per gestire il Tevere servono 18 enti
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 10 Gennaio 2017, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 19:35

Una città bassa, ma anche una città nella città, che taglia in due Roma, fa breccia nel Gra all'altezza di Labaro, scorre via verso il Foro Italico, sbuca sotto la movida di Ponte Milvio, guarda da vicino l'Ara Pacis, poi San Pietro, abbraccia l'Isola tiberina, corre verso Testaccio, Marconi, poi la periferia Sud (il Torrino, Casal Bernocchi, Dragona...), e si tuffa nel Tirreno dopo avere accarezzato le rovine di Ostia antica. Una gigantesca gomena che si stende sulla Capitale e che però, anziché tenerla unita, annodandone i quartieri da Nord a Sud, sembra semplicemente scorrerle accanto, seminascosta, guardata dal corpaccione urbano della terraferma quasi con sdegno. O quantomeno con imbarazzo per quel sottobosco degradato (e in perenne ingrossamento) fatto di baracche, discariche e relitti.
Un mondo di sotto, con tempi e abitudini a sé stanti, che i muraglioni sottraggono allo sguardo di residenti e turisti. E c'è chi dice che proprio da quando vennero innalzati questi monumentali argini di travertino, alla fine dell'Ottocento, il Tevere ha cominciato a staccarsi dal resto della città. Un'agonia latente, occultata da chi avrebbe dovuto tentare il rilancio. Un'agonia senza colpe, anche. Perché la cura del fiume è affidata a una burocrazia vischiosa e con mille facce.

IL REBUS DEGLI UFFICI
Una storia molto italiana - molto romana - dove tutti decidono e nessuno decide. A occuparsi del «fiume sacro ai destini di Roma», come si legge sulla stele ornata da un'aquila e tre lupi piazzata scenograficamente accanto alla sorgente sul Monte Fumaiolo, sono 18 (diciotto) uffici diversi.
Le sponde fanno capo al demanio della Regione Lazio. Ma guai a toccare (amministrativamente) il corso dell'acqua, che invece è di competenza dell'Autorità di bacino. I permessi per edificare però li concede l'Ardis, l'agenzia per la difesa del suolo. Per la gestione delle piene e dei barconi c'è la Capitaneria di Porto. Il pronto intervento è affidato al Distaccamento fluviale dei Vigili del Fuoco, che risponde a tutte le chiamate di soccorso e in caso di piena perlustra le banchine. La sicurezza invece è materia della Polizia Fluviale, che tiene costantemente sotto controllo argini e acque.
E il Campidoglio? Sta ai margini, in senso figurato e non. In teoria con la Riforma di Roma Capitale, il Comune avrebbe ottenuto la competenza sul «concorso alla valorizzazione dei beni fluviali». Formula vaga, che compare anche nel decreto legislativo 61 del 2012.

BONIFICHE E SGOMBERI
Forse per dare l'idea di una reazione, le varie giunte che si sono avvicendate a Palazzo Senatorio negli ultimi anni si sono profuse in iniziative di vario tipo, molto mediatiche e cancelleresche, ma sicuramente - considerati i risultati - poco risolutive. Solo l'amministrazione Alemanno, per dire, nominò in cinque anni ben tre delegati al Tevere. Ignazio Marino invece a neanche un anno dalla sua elezione sul Colle capitolino - era il febbraio del 2014 - chiese alla Regione di avere finalmente «competenza» sul Tevere: venne annunciato in pompa magna un protocollo per trasferire al Campidoglio «la gestione delle sponde nell'area urbana», poi la cosa finì lì.
Nel catalogo infinito di chi ha voce in capitolo (ma decide poco) sul «Flavus Tiber» andrebbero segnati anche i 9 municipi bagnati dal letto del fiume, a partire dal distretto del Centro storico; e poi ancora, restando in ambito comunale, l'Ama per il decoro lungo le rive e le bonifiche, la Polizia locale per gli sgomberi delle baracche... Note a pié di lista di un inventario vasto dove sembra quasi impossibile smistare le responsabilità. Ma per salvarlo, questo fiume, bisognerebbe proprio remare contro corrente, contro il flusso vorticoso delle burocrazie locali. Per provare a rintracciare, seguendo il corso, attraversando le rive, i ponti, i quartieri popolari e i circoli, i terreni coltivati come i piccoli insediamenti industriali, quel filo che lega la città al suo fiume.

 
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