Beni per 22 milioni e 280 mila euro, che sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Ferrara - su ordine del tribunale di Ferrara - ad una coppia di imprenditori di nazionalità marocchina in Italia da oltre 10 anni. Dall'inizio delle loro attività nel 2007, nel settore dei servizi, logistica e handling (movimentazioni di magazzini e facchinaggio per grandi società che esternalizzano tutto alle società di service), hanno denunciato redditi per 1 milione di euro mentre secondo le Fiamme gialle hanno accumulato beni per oltre 22 milioni, frutto di illeciti fiscali, una maxifrode continuata per anni.
Il sequestro è scattato come misura di prevenzione a carico dei due coniugi marocchini che abitano a Rovigo, 41 e 36 anni, 36 anni, con attività tra Ferrara, Rovigo, Modena e Bologna: lei laureata in economia e commercio, lui ex facchino che ha creato dal nulla un piccolo impero economico nel settore delle società di servizi. I militari hanno accertato la sproporzione tra i redditi dichiarati e i beni accumulati, per gli inquirenti (il procuratore capo Bruno Cherchi ha chiesto e ottenuto il sequestro dal giudice Alessandro Rizzieri) frutto di illeciti fiscali.
È stato perseguito il principio che ha portato al sequestro conservativo in vista della confisca dei beni: una misura di prevenzione, applicata soprattutto dall'Antimafia, ma che vale anche per chi accumula beni non giustificati (la sproporzione tra redditi e proprietà anche indirette, questo il caso) e che questi beni siano di provento illecito dichiarato.
I coniugi, assieme ad una decina di imputati, erano stati condannati nel giugno scorso dal tribunale di Ferrara ad una pena di 6 anni e 9 mesi per associazione a delinquere finalizzata alle frodi fiscali.
Le attività illecite erano connesse alla gestione di alcuni consorzi - due con sede a Ferrara attivi negli appalti nel settore facchinaggio, logistica e pulizie industriali - intorno ai quali ruotavano una trentina di società cooperative, gran parte con sede dichiarata nella provincia di Trapani, prive di qualsiasi organizzazione d'impresa e affidate a prestanome. Ad amministrare gli appalti erano direttamente i consorzi a capo dei quali erano, di fatto, i coniugi marocchini che utilizzavano il personale alle dipendenze (meramente formali) delle cooperative associate.
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