Roma, il fango dopo la piena: le banchine del Tevere rimangono off limits

Roma, il fango dopo la piena: le banchine del Tevere rimangono off limits
di Alessandra Camilletti
3 Minuti di Lettura
Giovedì 5 Aprile 2018, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 08:08

«È così da quando è passata la piena. Quando l'acqua supera gli otto metri copre la pista ciclabile». E poi l'acqua scivola via ma resta il fango. Ne sa qualcosa Marco, casco in testa e pedalata decisa, che in bici va ogni giorno, più o meno stesso tragitto. Solo che ieri, come nei giorni precedenti, appena superato ponte Matteotti, in direzione di ponte Risorgimento, non ha potuto far altro che bloccare la bici e invertire la marcia. E via, su per la rampa che conduce al Lungotevere delle Armi, a pedalare a bordo strada, tra rumore e smog, anziché costeggiare il fiume. È l'amara sorpresa della piena.
Dal fascino dell'alveo rigonfio d'acqua al mare di fango rimasto sulle banchine. Nel mezzo, il tempo incerto, tra sole e acquazzoni, e il fiume che ha lasciato nuovamente scoperte le banchine. Solo che il fango rimane in diversi tratti del lungofiume, rendendoli difficilmente praticabili. Piste ciclabili e non solo. Brutto fuoriprogramma per chi a Pasqua e a Pasquetta si era voluto concedere una pedalata. E per quanti in bici si muovono da casa verso le studio e il lavoro. La pista ciclabile si interrompe in più punti. Ha lanciato l'allerta BiciRoma, movimento della mobilità ciclistica, sul proprio profilo social. Nel ginepraio di competenze sul Tevere, le banchine sono appannaggio della Regione, le piste ciclabili sono invece del Comune.

 


LA DIFFICOLTÀ
Chi è in sella al proprio mezzo fa dietrofront e cerca un'altra via. Chi utilizza il bike sharing abbandona la bici nel punto della difficoltà. Sotto ponte Sant'Angelo ci sono diversi mezzi lasciati sulle banchine, alcuni impantanati nel fango e difficilmente recuperabili, almeno per ora. In alcuni casi, lì già prima della piena. I turisti guardano verso il fiume e scattano foto. Ma nessuno si avventura: il fango è rimasto anche sulle scalette e scendere diventa un'impresa. Non solo a Castel Sant'Angelo.
Roberta, là sotto, senza bici, viaggia sulle proprie gambe, nel jogging dell'ora di pranzo, pure lei costretta a rallentare: respiro profondo e via a camminare, cercando di passare dove il fango è meno spesso o più solido.

IL SOLLECITO
«La cosa importante è proprio questa, che le banchine vengano ripulite al più presto - spiega Fausto Bonafaccia, fondatore e presidente di BiciRoma - perché più passa il tempo più il fango solidifica ed è difficile da rimuovere. Finché il fango è fresco, si può rimuovere con un idrogetto, come accaduto in passato. Altrimenti sarà necessario far intervenire le ruspe, con interventi più costosi, con il rischio, come già avvenuto, che si rompa il tappetino della pista ciclabile, che è molto sottile. È fondamentale intervenire quanto prima. Anche in passato noi abbiamo fatto segnalazioni al Comune».
Con il passaparola (anche social), di ciclisti abituali non se ne vedono. Più su, risalendo la corrente, c'è chi ci prova, nella speranza che giorno dopo giorno la situazione migliori. Rimane bloccato un gruppo di turisti stranieri: uno in fila all'altro si trovano in panne, mettono i piedi a terra, provano a procedere a passo d'uomo tra non poche incertezze. All'altezza di ponte Matteotti resta in panne un uomo intento a fare jogging. Ci prova, procede e poi si aggrappa ad un filo sospeso tra palo e palo.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA