Roma, baby squillo ai Parioli: imprenditore condannato a due anni. Ha tentato di dare la colpa a un dipendente

Roma, baby squillo ai Parioli: imprenditore condannato a due anni. Ha tentato di dare la colpa a un dipendente
di Adelaide Pierucci
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Giovedì 18 Maggio 2017, 17:36 - Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 13:44

Dopo la prestazione della baby squillo non aveva resistito e l'aveva chiamata: «E' stato un sogno», «Una cosa bellissima». Sotto interrogatorio, però, aveva negato: «Io con una delle ragazzine dei Parioli? Sesso con una quindicenne? Vi sbagliate. Ora che ci penso questo numero di telefono era in dotazione a un dipendente».

Un imprenditore calabrese, in trasferta spesso a Roma, aveva tentato di scaricare su un proprio collaboratore, un operaio romano, la prestazione avuta con una delle due liceali che per mesi sono state sfruttate in un seminterrato dei Parioli. Ieri l'imprenditore, accusato di prostituzione minorile, è stato condannato col rito abbreviato a due anni di reclusione e duemila euro di multa. Esattamente il doppio della pena finora comminata ad altre decine di clienti, la più alta nell'inchiesta che ha creato lo scandalo nella capitale.

Il gup Elvira Tamburelli ha accolta la richiesta del pm Cristiana Macchiusi che puntava a una condanna esemplare, in quanto l'imputato, a differenza di altri clienti che si sono limitati a negare l'evidenza, aveva tentato di depistare le indagini coinvolgendo un estraneo ai fatti. Un operaio che a sua volta ora rischia di finire indagato con l'accusa di favoreggiamento della prostituzione minorile. Interrogato in procura aveva confermato:
«Quella voce è la mia. Sono andato io nell'appartamento ai Parioli», senza però saper descrivere con esattezza né la ragazzina né la stanza dell'incontro. L'imprenditore a quel punto ha fornito diverse versioni. Da «era lui», a «eravamo insieme, ma è salito lui», fino all'ammissione «Ero io».

Il pm Macchiusi e l'aggiunto Maria Monteleone, infatti, gli hanno fatto notare che sarebbe bastata disporre una perizia sulla registrazione per accertare definitivamente chi fosse il cliente in questione. L'imputato aveva concordato un incontro per 150 euro. Ma arrivato nei pressi di viale Parioli aveva chiamato la ragazzina:
«Sto venendo, non conosco tanto bene Roma». Un'altra prova che sul posto è arrivato lui, e non il suo commesso romano, sempre alla guida di furgoni e un esperto di strade. 

 

 



 

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