Il ritratto del killer, la doppia vita di Federico: il figlio del colonnello con la passione per le armi

Il ritratto del killer, la doppia vita di Federico: il figlio del colonnello con la passione per le armi
di Riccardo Tagliapietra
3 Minuti di Lettura
Lunedì 25 Agosto 2014, 11:27
Un volto a due facce. Il cuore di Federico Leonelli, esperto informatico, lo racconta la sorella, Laura Leonelli. Perch gli hanno sparato al cuore? Potevano sparargli altrove, i poliziotti avevano una pistola e lui un coltello. Mi diano una risposta, deve essere fatta chiarezza.



Chiede giustizia. Ma a puntare il dito contro la sua anima, invece, c’è più di qualche vicino. «Un ragazzo strano, con quelle cuffie sempre in testa», dice Sergio raccontando il volto di un demonio, che in molti non riconoscono. «Lo sentivo dal mio appartamento quando litigava con la ragazza, le sbatteva la testa contro il muro, lei gridava». Laura, tra le lacrime, è ancora sconvolta, ci tiene a ricordare che suo fratello «era un ragazzo veramente d’oro ed un bravissimo zio che si prodigava con i miei figli di tre anni e mezzo e sei anni». A via Pigafetta, a due passi da Eataly, nel quartiere Ostiense, dove Federico è cresciuto, i condomini lo ricordano come una persona schiva ma «un bravissimo ragazzo» precisa il portiere Serafino che lo difende a spada tratta, senza dubbi.



LA DEPRESSIONE

Su di lui l’ombra della depressione. «Due anni fa era morta la compagna con la quale stava insieme da 17 anni - racconta semper la sorella - avevano vissuto anche all’estero, a Madeira». Un dolore che per Federico Leonelli sarebbe stato un punto di non ritorno. Quella morte, dovuta ad un aneurisma, lo aveva gettato in uno stato di confusione. «Era triste - ricorda un anziano - e da allora non si era più ripreso. Era diverso e penso facesse uso di tranquillanti». Qualcuno racconta che quando era con la madre si sentivano delle liti molto accese. Ma è sempre la sorella a smentire le voci. Quella madre che faceva l’insegnante alla Cesare Battisti, alla Garbatella e che oggi è su una sedia a rotelle, assistita giorno e notte da una badante. Nuccia, così la ricordano le amiche del cortile, «ancora non sa che il figlio è morto, lo adorava». Il padre «colonnello della Finanza - raccontano - era separato dalla moglie da molti anni. Voleva un gran bene a quel ragazzo».



L’IDENTIKIT

Un quadro difficile ma troppo lontano dalla mattanza di cui si è reso protagonista Federico. L’identikit degli investigatori lo ritraggono con i suoi anfibi neri e quei pantaloni militari dietro i quali qualcuno ha fatto allusioni a una insana passione per le armi. Ma così non è, ripete ancora una volta la sorella, anche se tutti quei coltelli usati per il delitto lasciano un punto interrogativo, tanto che quando è uscito all’improvviso dalla villetta dell’orrore sembrava un personaggio da incubo. Lui, alto un metro e 90, muscoloso e, un bel ragazzo per molti, con «quegli occhi azzurri - per alcuni - impenetrabili che nascondevano un’indole violenta». L’uomo, con l’hobby del giardinaggio, aveva lasciato da qualche tempo la sua abitazione in zona Ostiense. Chi stamattina ha incrociato il suo sguardo per qualche secondo ha notato gli occhi iniettati di sangue e lo sguardo perso nel vuoto. Per Serafino, il portiere di cassa Leonelli, è impossibile che Federico sia quello di cui parlano tutti. «Il padre mi aveva raccontato un sacco di cose su di lui. Lavora alla Nato, lo sapete? Si era laureato qui a Roma, poi era partito».

© RIPRODUZIONE RISERVATA