Roma, maxi-evasione al Circolo degli Artisti: il gestore deve al Fisco 6 milioni di euro

Roma, maxi-evasione al Circolo degli Artisti: il gestore deve al Fisco 6 milioni di euro
di Adelaide Pierucci
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Giovedì 15 Giugno 2017, 08:17 - Ultimo aggiornamento: 08:43
Non solo l'utilizzo per diciotto anni a costo zero della storica sede di via Casilina Vecchia, a discapito delle casse del Campidoglio. Ma anche incassi da capogiro occultati al fisco. L'ex patron del Circolo degli Artisti, il sogno rock al Mandrione sequestrato due anni fa, rischia di dover pagare penalmente una evasione di oltre sei milioni di euro. Parti offese: il Ministero dell'Economia, l'Agenzia delle Entrate ed Equitalia.

LA CONTABILITÀ
Somma stimata per difetto, secondo gli accertamenti della procura, visto che al Circolo entrate e acquisti, tranne che per le casse di birre e di minerale, non venivano registrati. L'inchiesta è stata appena chiusa e per Romano Cruciani, l'inventore e anima dello storico club, si profila una richiesta di rinvio a giudizio. Una grana con la giustizia che si aggiunge all'altra per la costruzione di manufatti abusivi e l'interramento di eternit per cui è già a processo.

LA HOLDING
Secondo gli investigatori della Polizia Roma Capitale delegati dal pubblico ministero, Alberto Galanti, maggiori ricavi della coop di Cruciani sarebbero stati nascosti ai bilanci relativi agli anni 2011, 2012 e 2013, in pieno boom del Circolo che occupava, già dal 1998 e senza titoli, lo spazio di 1.600 metri quadri al civico 42 di via Casilina Vecchia di proprietà del Comune. Nella storica sede, ormai chiusa, il Circolo degli Artisti è prosperato passando dalle poche decine di migliaia di euro fatturate nel 2001 ai due milioni dichiarati nel 2013. Una holding costruita a spese del Campidoglio, nelle cui casse non è mai entrato un euro, tanto da finire a pieno titolo nell'inchiesta Affittopoli, l'indagine aperta sugli immobili comunali concessi a pochi euro o gratis.

GLI UFFICI COMUNALI
Gli uffici comunali, da parte loro, dopo aver assegnato l'area a Romano Cruciani non hanno mai sollecitato la riscossione di affitti lasciando prosperare un'occupazione abusiva con tanto di due sale da ballo capaci di ospitare concerti e chiusure di campagne elettorali, un'arena cinema, una pizzeria, una paninoteca, un ristorante e otto punti bar. L'evasione fiscale, così, è stata accertata in base agli incassi (parziali) dei punti vendita interni. Gli investigatori hanno preso in esame le fatture d'acquisto dei fusti di birra alla spina e di cataste di bottiglie di acqua minerale e fatto i calcoli in base del costo a bicchieri. Risultato, i presunti incassi della bionda alla spina e dell'acqua minerale avrebbero raggiunto, tra il 2011 e il 2013, cifre a sei zeri, contro fatturati annui dichiarati di poco superiori a quelle cifre.
Lo stop a Romano Cruciani è stato disposto nella primavera 2015. Prima con la revoca dell'assegnazione dell'area da parte del Campidoglio (che pure aveva sonnecchiato per diciotto anni), poi con il sequestro disposto dalla magistratura.

LE ACCUSE
Il live club, secondo piazzale Clodio, poggiava su una piattaforma di irregolarità. La più grande l'aveva sottolineata proprio il gip Riccardo Amoroso nel disporre i sigilli: «Costruzione scriteriata di manufatti edilizi su un'area archeologica del Comune, mai concessa formalmente». E poi, «diciotto anni da abusivi, nessun canone pagato».

LA CESSAZIONE
Con questa promessa così il magistrato non aveva solo sposato le richieste del pm Galanti, ma fatto un passo avanti: aveva detto no alla nomina di un amministratore giudiziario per il club più amato dai romani e imposto «la cessazione immediata».