Roma, cinema senza agibilità, il certificato è fasullo: manager a processo

Roma, cinema senza agibilità, il certificato è fasullo: manager a processo
di Marco Carta
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Domenica 3 Dicembre 2017, 10:23 - Ultimo aggiornamento: 4 Dicembre, 15:55

Il bombardamento durante la guerra. Gli anni gloriosi del neorealismo, quelli di Pier Paolo Pasolini e di Luchino Visconti. Poi l'oblio, dal cinema a luci rosse fino alla chiusura. Quella del cinema Avorio al Pigneto è una storia simile a molte delle tante sale di quartiere che fino a qualche anno fa animavano la vita culturale di Roma. Soffocate dai multisala e costrette alla chiusura. Ma il finale, almeno per ora sembra essere a lieto fine per il cinema di via Macerata, che proprio qualche settimana fa ha riaperto i battenti grazie ai ragazzi di Fabrique du Cinéma. Ci aveva provato anche l'imprenditore cinematografico Umberto Massa, produttore indipendente molto stimato nell'ambiente. Ma il suo sogno di riaprire l'Avorio si è arrestato nelle aule di tribunale, nel processo, giunto giovedì scorso alla terza udienza, che lo vede parte offesa nei confronti di Francesco Piva, rappresentante legale PFP srl, proprietaria dell'immobile.

I fatti hanno origine nel 2011 quando Massa, difeso in aula dall'avvocato Matteo Massimi, prese in affitto la sala. Voleva riportarla ai fasti del passato, ma quasi subito è costretto ad arrendersi di fronte alla burocrazia. Prima di effettuare i lavori di ristrutturazione, infatti, Massa scopre che il cinema Avorio, nonostante abbia lavorato per decenni, non ha il certificato di agibilità urbanistica, senza il quale è impossibile esercitare alcuna attività. Ne chiede conto al proprietario del cinema, senza ottenere però risposta. E così decide di andare di fronte al giudice civile per ottenere la risoluzione dell'oneroso contratto e chiedere i danni.

IL DECRETO
Il proprietario delle mura, nel frattempo, richiede un decreto ingiuntivo per gli affitti non pagati. E riesce e ottenerlo. Anche perché quel certificato mancante, nel marzo del 2014, fa misteriosamente la sua comparsa. Massa perde così la causa civile, deve pagare quasi centomila euro, ma non si arrende. Decide di fare un accesso agli atti presso il comune di Roma e rimane di stucco di fronte alla risposta: «Dagli archivi - si legge nella lettera del dipartimento urbanistica capitolino - non risulta presentata domanda né rilasciato il certificato di agibilità per l'immobile in questione». Quell'atto, datato 1956, per il comune di Roma, in pratica non risulta esistente. Al numero della pratica, 2065, non corrisponde nulla. Anche perché, in quell'anno, le pratiche si attestarono ben al di sotto di quella cifra.

Carte alla mano, Massa decide di sporgere denuncia e Piva, rappresentante della società PFP, si ritrova ad essere accusato di falso materiale in certificazione pubblica «per aver formato falso certificato attestante i lavori di costruzione del cinema di via Macerata 18 - negli atti - aggiungendo sulla fotocopia dell'originale l'indicazione relativa al numero del certificato di abitabilità, per poi formare documento da sottoporre al giudice civile». Secondo l'accusa quel certificato di abitabilità sarebbe stato falso. Un documento tarocco che, tuttavia, è costato all'imprenditore il pignoramento della casa oltre alla fine di un sogno: quello di riaprire il cinema Avorio dove potrà andare solo come spettatore.

 
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