Roma, centro storico sotto il guano: la beffa del piano anti-storni

Roma, centro storico sotto il guano: la beffa del piano anti-storni
di Alessia Marani
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Lunedì 21 Dicembre 2015, 08:51 - Ultimo aggiornamento: 12:55


IL CASO
Si cammina rasente ai palazzi confidando nella copertura dei cornicioni. I cappucci dei giubbetti ben calati sulla testa perché il rischio di essere centrati dal guano degli uccelli è altissimo. C'è chi apre l'ombrello per sicurezza, anche se il cielo non è mai stato così sereno. Occhi in alto al tramonto sul lungotevere dal Ghetto all'Ara Pacis. Ma anche in periferia, all'Eur, o in piazza della Repubblica, piazza Venezia, in via delle Milizie, nel cuore di Prati. L'elenco di strade e viali alberati potrebbe essere infinito. Nei cieli di Roma roteano stormi di milioni di uccelli che si uniscono a migliaia, volteggiano in aria prima di annidarsi sui rami dei platani dalle foglie ingiallite.
Il cinguettio si fa assordante, l'odore degli escrementi che si depositano a terra, sui marciapiedi, sulle auto e sull'asfalto, è nauseabondo. Non c'è solo lo smog a Roma a rendere l'aria irrespirabile. I turisti scappano, i romani si arrabbiano e poi ironizzano: «Che vogliamo fa' le Olimpiadi? Ma se non riusciamo nemmeno a spaventare due uccelli». L'idea dei falchi cacciatori suona come una presa in giro, dei dissuasori neanche l'ombra. Il piano anti-storni del Comune è un flop.

INCIDENTI

In macchina, nel traffico della domenica prima di Natale, gli automobilisti in fila ai semafori sul lungotevere azionano i tergicristallo. Mentre gli scooteristi zig-zagano in una sorta di gioco pericoloso: evita la pioggia di escrementi, stai attento a non incappare nell'effetto “pattino” di guano più foglie su cui le ruote corrono lisce senza attrito per i freni. Il rischio di rovinare a terra è in agguato. Dice l'equipaggio di un'ambulanza: «Giorni fa siamo intervenuti per soccorrere almeno tre persone». A fine novembre un tratto del lungoterve de' Cenci fu chiuso per permettere all'Ama una pulizia straordinaria dopo una serie di incidenti a catena. I turisti in piazza Trilussa si fermano, osservano. «What is this?», chiedono. Titti del Giudice abita all'angolo tra la piazza e il lungotevere. Spalanca la portafinestra che dà sul terrazzo che gira attorno all'edificio. «Vede», indica le fioriere e il pavimento. «Il palazzo è stato appena ristrutturato, gli operai hanno sistemato le fioriere e riportato a lustro le mattonelle ma sono tutte di nuovo intaccate dal guano. Puliamo ogni giorno, non se ne può più. Nessuno fa niente. Esco con l'ombrello, se devo prendere il tram 8 non vado più alla fermata di viale Trastevere, ma lo prendo all'Argentina», racconta. Da ottobre in molte zone di Roma si vive così, in una sorta di coprifuoco che scatta dalle 16,30 e «dura fino a notte». Come spiegano Francesca e Michela del locale “Freni e frizioni”. «Per riparare i clienti teniamo aperti gli ombrelloni - dicono - ma la puzza è micidiale. Ogni tanto scende un signore dal palazzo che sbatte le pentole sui pali di ferro per spaventare gli uccelli e cacciarli via. Un altro con un megafono diffonde il grido di un'aquila. La pace dura qualche minuto, poi si ricomincia. I motorini? Mai parcheggiarli sul lungotevere, altrimenti vengono seppelliti dal guano».

«CON COMODO»

Anche ieri gli operai del Comune hanno lavorato per potare gli alberi sul lungotevere. «Le ditte stanno rifacendo l'asfalto e più o meno in contemporanea è iniziata la potatura», aggiunge Marco, di un altro locale. «Ma se la prendono comoda». «Mio figlio e io, con un decespugliatore alla mano, avremmo fatto molto di più», concorda Corrado, ottico di via Arenula. «Sono tre mesi che questi uccelli ci danno il tormento - continua il commerciante - Ho letto che il Comune aveva liberato dei falchi perché attaccassero gli storni, una soluzione quasi ridicola. Dicono di voler utilizzare i dissuasori elettronici, ma noi non li abbiamo visti». Fino all'anno scorso il problema più grosso era in Prati. Ora l'emergenza si è spostata anche più a Sud, fino all'Isola Tiberina, a Porta Portese. «Al crepuscolo sembra di vivere in una scena del film Gli Uccelli di Hitchcock. Io raccolgo i capelli sotto al cappello e apro l'ombrello per attraversare in fretta Ponte Sisto», racconta Adele, giovane architetto. Al ristorante “Sottosopra” una coppia di giapponesi chiede di potere usare il bagno. «I turisti - dice uno dei camerieri - hanno spesso bisogno di pulire i loro vestiti perché colpiti dal guano. È assurdo che una città come Roma appaia in un degrado simile». 
 

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