Roma, arrestato il piromane dei cassonetti: incastrato dalle telecamere

Roma, arrestato il piromane dei cassonetti: incastrato dalle telecamere
di Michela Allegri
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Domenica 8 Aprile 2018, 08:56 - Ultimo aggiornamento: 09:38

Sono stati i video delle telecamere di sorveglianza a incastrarlo. Dopo giorni di appostamenti e indagini, gli agenti del commissariato Tuscolano hanno fermato il presunto piromane che da ottobre sta bruciando uno dopo l'altro tutti i cassonetti Ama del quartiere. In manette, un ragazzo italiano di circa 25 anni, originario del sud Italia, ma residente a Roma. Ieri, la pm Tiziana Cugini ha convalidato il fermo, e ha chiesto al gip di disporre la custodia cautelare in carcere. L'accusa è incendio doloso continuato. Gli inquirenti hanno pedinato il venticinquenne per tutta la giornata e lo hanno fermato prima che appiccasse di nuovo il fuoco. Nei giorni scorsi, avevano acquisito i video delle telecamere delle banche e dei negozi della zona. Le azioni incendiarie erano immortalate nei fotogrammi. Analizzando le sequenze, gli investigatori sono riusciti a individuare il giovane. Prima di disporre il fermo, hanno atteso il risultato dei rilievi della scientifica sugli indumenti sequestrati a casa del ragazzo. Dagli accertamenti, sono emersi riscontri con il materiale trovato nei giorni scorsi dagli investigatori proprio accanto agli ultimi cassonetti dati alle fiamme. Per la pm Cugini, gli elementi raccolti sono stati sufficienti per chiedere al gip di disporre la custodia cautelare in carcere. Le indagini, comunque, proseguono: non è escluso che il ragazzo avesse dei complici, anche perché i raid - se ne contano più di 120 da ottobre - non sarebbero avvenuti tutti con le stesse modalità.

I ROGHI
Gli ultimi roghi risalgono a giovedì notte: tre in via Cartagine, un quarto in via del Calice, zona Statuario. Prima erano stati dati alle fiamme i contenitori di via Anicio Gallo e in via Tito Labieno. Nella notte tra il 25 e il 26 marzo, invece, nell'area tra la fermata della metro Giulio Agricola e l'Appio Claudio, sono bruciati una ventina di cassonetti. Il 12 marzo, era toccato a quattro contenitori in via Marco Valerio Corvo: lo stesso indirizzo degli uffici del commissariato Tuscolano, dove nei giorni scorsi gli agenti hanno sentito alcuni testimoni. Gli investigatori stanno passando al setaccio i profili social dell'indagato, a caccia di immagini che immortalino le azioni incendiarie. La stessa cosa vale per il cellulare e per il computer del venticinquenne, posti sotto sequestro. Il sospetto è che il presunto piromane non abbia resistito alla tentazione di scattare una fotografia delle fiamme, o di riprendere i raid in video da conservare sul pc, o da condividere su Facebook o su Istagram. Il movente del gesto non è ancora chiaro, anche perché l'indagato, al momento del fermo, non ha reso dichiarazioni. Racconterà la sua versione dei fatti al gip nel corso dell'interrogatorio di convalida.
Ora, gli inquirenti cercano eventuali complici e, soprattutto, vogliono stabilire se i roghi siano stati appiccati da un soggetto disturbato, o se invece dietro gli incendi si nasconda una strategia dolosa. Nel frattempo, ieri, la prima informativa sulla vicenda è arrivata in procura.
 

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