Roma, nelle tenute sfuggite al Comune: «Ci hanno dato anche i fondi Ue»

Roma, nelle tenute sfuggite al Comune: «Ci hanno dato anche i fondi Ue»
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 29 Aprile 2018, 14:24
Il blasone dei principi Torlonia, con gli stucchi rossi e le due comete dorate, svetta proprio sopra al portoncino dell'antica cascina ristrutturata. È a tutti gli effetti una villetta, ormai, poco fuori dal Gra, ci si arriva percorrendo un viottolo che sbuca dalla Portuense, in zona Ponte Galeria. Da una parte la grande arteria, dall'altra l'ansa del Tevere coi suoi campi verdi di vigne. In mezzo, una casa a due piani, con tanto di gazebo, una zona riservata ai cavalli, un piccolo patio. Sarebbe tutto di proprietà del Comune, o meglio lo era. Perché poi è partita la procedura di usucapione e un Tribunale ha dato ragione a due signori nati in provincia di Napoli: è tutto loro. Sia il casale col gazebo, che quello affianco, dove va forte l'apicoltura.

PASSAGGIO DI PROPRIETÀ
Nella villetta, ci vivono in tre, mentre altri parenti vengono qui tutti i giorni o quasi per lavorare nell'azienda agricola di famiglia. Azienda privata, ça va sans dire, anche se il terreno, almeno fino a poco fa appunto, era di proprietà del Campidoglio. Qui la storia si complica, perché come ci spiega Veronica, la titolare della ditta agricola, in realtà non è lei o la sua famiglia ad avere vinto la causa dell'usucapione. «Sono quelli del casale affianco, anche se fino a qualche mese fa non li avevamo mai visti. E ora sarebbero riusciti a diventare proprietari anche del terreno nostro», sostiene. La sua famiglia, invece, è qui da decenni, da quando questo appezzamento ancora apparteneva a un privato, «e noi lo avevamo in regime di mezzadria». Poi, sul finire degli anni 90, la terra passò in qualche modo al Comune. Ma incredibilmente nessuno si sarebbe fatto vedere fino a pochi anni fa. «Ricordo che un funzionario del Patrimonio comunale è venuto qui per la prima volta... nel 2015, per fare dei controlli, diceva, e vedere in che stato erano i casali».

SENZA CONTRATTO
Un contratto con l'amministrazione cittadina, in ogni caso, non c'è mai stato. «Pagavamo l'affitto alla vecchia azienda che possedeva il casale e i terreni - racconta sempre Veronica - poi però quando sono passati al Comune abbiamo chiesto di essere messi in regola, ma non ci hanno risposto». E quindi? «Quindi ho fatto un contratto unilaterale, diciamo». Insomma, autodeterminato, senza l'avallo del Campidoglio. Di che cifra stiamo parlando? Due-trecento euro, per cinque anni. «Così ho potuto continuare a chiedere i finanziamenti dell'Unione europea». Eh si, perché l'azienda agricola avrebbe incassato dall'inizio del 2000 a oggi oltre 120 mila euro di fondi comunitari. «Circa 7-8 mila euro l'anno, dal 2001 fino al 2017 - rivela ancora la titolare - Quest'anno purtroppo non abbiamo ancora potuto chiederli».

L'attività, in ogni caso, appare fiorente, a giudicare dai campi di cereali e pomodori ben curati. L'unico timore, per la famiglia che gestisce il casale, è che ora i nuovi proprietari riescano a fare ciò che il Campidoglio non aveva nemmeno tentato: cioè a sfrattarli o a pretendere una pigione per sfruttare i terreni. L'usucapione, pare di capire, rischia di essere una beffa anche per loro.

 
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