ROMA «Le periferie sono una bomba ad orologeria». Lo urlano a gran voce da mesi gli abitanti di Tor Sapienza, Torre Angela, Torpignattara, Corcolle, Esquilino, San Giovanni, Aurelio, Marconi, Magliana, Eur quartieri legati da un unico filo conduttore: degrado, campi rom, fumi tossici, insediamenti abusivi, insicurezza e immigrazione incontrollata. Un tessuto sociale fortemente degradato che provoca microcriminalità diffusa, prostituzione, spaccio e tante famiglie al di sotto della soglia di povertà. E tutto questo ha acceso la miccia tre giorni fa proprio a Tor Sapienza contro il centro immigrati di via Giorgio Morandi. Una realtà fotocopia vissuta in troppe zone della Capitale che sono diventate le nuove banlieue. Questo è il risultato di anni di abbandono ma allo stesso tempo l'effetto di politiche non sempre centrate verso rom e rifugiati, senza troppi sforzi per l'integrazione e improntate nella maggior parte dei casi sull'emergenza, frutto di istituzioni che faticano a dialogare tra loro: Prefettura, Comune e Municipi. Ecco perché il Viminale scende in campo studiando una nuova ricollocazione delle aree più «a rischio».
LE NUOVE POLVERIERE
Su oltre 6mila stranieri in possesso di protezione internazionale presenti nella Capitale, almeno 1.700 vivono in luoghi fatiscenti: palazzi occupati o baraccopoli di cartone e lamiere sparse per la città.
INSEDIAMENTI
Mentre tutta l'attenzione è spostata sulla guerriglia di viale Morandi «i roghi tossici continuano ad alzarsi sopra le nostre teste», tuonano gli abitanti dei quartieri limitrofi (Collatina, Prenestina, Togliatti). Nelle zone, infatti, già «popolate» dai centri per i rifugiati troppo spesso si incrociano anche altre realtà (abusive e non) come i campi rom. Una concentrazione che può diventare a volte pericolosa come è accaduto a Tor Sapienza: quattro centri per rifugiati, tre grossi campi via Salviati (1 e 2), via di Salone, più un numero svariato di micro accampamenti. Risultato? La situazione è sotto gli occhi di tutti: fuori controllo. Ci sono oltre duecento micro e medi insediamenti che appaiono e scompaiono. Prima dell'estate (tanto per rendere l'idea) sul territorio romano risultavano 8.400 nomadi; di cui 5.970 censiti con nome e cognome. Oggi due, tre mila anonimi sono sparsi in accampamenti spontanei. E di tanti altri non si conosce nemmeno l'esistenza.