Baraccopoli e campi nomadi abusivi
«Roma è una bomba a orologeria»

Baraccopoli e campi nomadi abusivi «Roma è una bomba a orologeria»
di Elena Panarella
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Sabato 15 Novembre 2014, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 16:36

ROMA «Le periferie sono una bomba ad orologeria». Lo urlano a gran voce da mesi gli abitanti di Tor Sapienza, Torre Angela, Torpignattara, Corcolle, Esquilino, San Giovanni, Aurelio, Marconi, Magliana, Eur quartieri legati da un unico filo conduttore: degrado, campi rom, fumi tossici, insediamenti abusivi, insicurezza e immigrazione incontrollata. Un tessuto sociale fortemente degradato che provoca microcriminalità diffusa, prostituzione, spaccio e tante famiglie al di sotto della soglia di povertà. E tutto questo ha acceso la miccia tre giorni fa proprio a Tor Sapienza contro il centro immigrati di via Giorgio Morandi. Una realtà fotocopia vissuta in troppe zone della Capitale che sono diventate le nuove banlieue. Questo è il risultato di anni di abbandono ma allo stesso tempo l'effetto di politiche non sempre centrate verso rom e rifugiati, senza troppi sforzi per l'integrazione e improntate nella maggior parte dei casi sull'emergenza, frutto di istituzioni che faticano a dialogare tra loro: Prefettura, Comune e Municipi. Ecco perché il Viminale scende in campo studiando una nuova ricollocazione delle aree più «a rischio».

LE NUOVE POLVERIERE

Su oltre 6mila stranieri in possesso di protezione internazionale presenti nella Capitale, almeno 1.700 vivono in luoghi fatiscenti: palazzi occupati o baraccopoli di cartone e lamiere sparse per la città.

Tante le realtà abitative considerate critiche dal punto di vista strutturale e igienicosanitario. Oltre al Salaam Palace della Romanina, la vecchia sede dell'università di Tor Vergata in cui vivono oggi circa 600 rifugiati del Corno D'Africa, c'è l'occupazione autoorganizzata in via Collatina, sorta in uno stabile del ministero del Tesoro abbandonato, «per un concreto rischio di crollo». Ci vivono circa 500 occupanti registrati, tutti regolari. Nella struttura, ci sono luce e acqua, ma manca il riscaldamento e le condizioni di vita sono particolarmente difficili, soprattutto per i bambini. Anche qui i residenti sono «esasperati», nella stessa area «ci sono troppi insediamenti abusivi». Ma l'elenco delle zone a rischio «esplosione» sono tante: tra queste ci sono anche Mostacciano (Eur) e Tor Marancia (Montagnola) due realtà dove hanno “stipato” centinaia di afghani. Sono comunque i numeri a dare l'idea: il Comune, oggi, riesce a garantire complessivamente 2.200 posti d'accoglienza. La fetta più grossa è rappresentata dai centri di accoglienza gestiti dal privato sociale in convenzione diretta con l'amministrazione, per un totale di circa 1.250 posti letto. A questi si aggiungono altri 250 posti letto in due strutture sorte per fronteggiare l'emergenza abitativa, ma prestate all'accoglienza dei rar (richiedenti asilo e rifugiati).

INSEDIAMENTI

Mentre tutta l'attenzione è spostata sulla guerriglia di viale Morandi «i roghi tossici continuano ad alzarsi sopra le nostre teste», tuonano gli abitanti dei quartieri limitrofi (Collatina, Prenestina, Togliatti). Nelle zone, infatti, già «popolate» dai centri per i rifugiati troppo spesso si incrociano anche altre realtà (abusive e non) come i campi rom. Una concentrazione che può diventare a volte pericolosa come è accaduto a Tor Sapienza: quattro centri per rifugiati, tre grossi campi via Salviati (1 e 2), via di Salone, più un numero svariato di micro accampamenti. Risultato? La situazione è sotto gli occhi di tutti: fuori controllo. Ci sono oltre duecento micro e medi insediamenti che appaiono e scompaiono. Prima dell'estate (tanto per rendere l'idea) sul territorio romano risultavano 8.400 nomadi; di cui 5.970 censiti con nome e cognome. Oggi due, tre mila anonimi sono sparsi in accampamenti spontanei. E di tanti altri non si conosce nemmeno l'esistenza.