Roma, morte nel camper a fuoco, è caccia all'uomo: blitz e controlli nei campi nomadi

Roma, morte nel camper a fuoco, è caccia all'uomo: blitz e controlli nei campi nomadi
di Michela Allegri e Alessia Marani
3 Minuti di Lettura
Giovedì 11 Maggio 2017, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 08:37
L'ombra del racket, dello scontro tra famiglie, di uno screzio passato e mai ricucito. Una caccia all'uomo nei campi nomadi di via Salviati e della Barbuta, per rintracciare il giovane ripreso nel video dell'orrore. L'uomo che la scorsa notte, a volto scoperto, ha lanciato una molotov contro una roulotte parcheggiata fuori dal centro commerciale «Primavera», a Centocelle. Dentro a quel camper, cosparso prima di liquido infiammabile, dormiva la famiglia Halilovic: madre, padre e undici figli. Elizabeth, Angelica e Francesca non sono riuscite a scappare. Sono morte intrappolate, bruciate vive. La più grande aveva vent'anni. Le altre due ne avevano 4 e 8.

IL CAMION
Il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il pm Antonino Di Maio ipotizzano l'omicidio volontario. Digos e Squadra mobile hanno già ascoltato i superstiti. E hanno elementi sufficienti per ipotizzare che si tratti di una vendetta, di uno scontro feroce tra gruppi rivali. Ieri pomeriggio dal campo nomadi di via Salviati la Mobile ha portato via un camion bianco che dalle prime ricostruzioni della Scientifica potrebbe essere stato usato dall'autore del raid per arrivare nel parcheggio del centro Primavera.
Si indaga sul passato della famiglia Halilovic, a partire dal padre Romano. «Era un piccolo boss del campo alla Barbuta», raccontano fonti investigative e rom. Un parente è stato coinvolto nell'inchiesta che, lo scorso febbraio, ha portato all'arresto di tre persone, per una rapina ai danni di un residente. In realtà, la vicenda nascondeva ben altro. All'interno del campo, un gruppo gestiva un vero e proprio racket per l'assegnazione delle baracche. Agli occupanti veniva chiesto di pagare il pizzo: una sorta di affitto mensile. L'omicidio potrebbe essere allora una vendetta di un taglieggiato, o un atto di forza, per affermare la supremazia nel giro d'affari. Ma le piste seguite sono anche altre. Gli Halilovic hanno abitato nel campo di via Salviati, lo stesso da cui provenivano i rapinatori dI Zhang Yao, la studentessa cinese travolta da un treno mentre inseguiva i borseggiatori. I parenti delle vittime raccontano che la ritorsione potrebbe essere legata anche a quell'episodio. Le vittime, che avevano parcheggiato il loro camper davanti al centro commerciale da febbraio, non avevano pestato i piedi solo ad altri rom. La procura indaga infatti anche su screzi recenti con alcuni soggetti dell'est Europa. Dieci giorni fa, uno dei mezzi della famiglia era già stato incendiato. Una sorta di avvertimento, per gli investigatori. Ma gli inquirenti non escludono che si tratti di episodi separati, attribuibili a nemici diversi. A quanto sembra, oltretutto, gli Halilovic erano anche parenti con i minorenni che, due anni fa, avevano travolto in macchina e ucciso una donna alla fermata dell'autobus di via Battistini.
Un sospettato, però, c'è già. A inchiodarlo, uno dei video delle telecamere di sorveglianza del centro commerciale. Sembra giovane, alto e molto magro. Ha in testa un cappuccio, ma il suo volto è scoperto. Nei fotogrammi si vede mente, in piena notte, lancia una bottiglietta incendiata contro alla roulotte. Poi, fugge via. In queste ore la procura è al lavoro per dargli un nome e un cognome. I boss dei campi nomadi, intanto, hanno radunato tutti i residenti e stanno facendo domande. Se trovassero i responsabili, potrebbero convincerli a costituirsi.

LE REAZIONI
La sindaca Virginia Raggi è andata sul luogo dell'agguato: «Esprimiamo cordoglio perché quando ci sono delle vittime si rimane in silenzio», ha detto. Condoglianze e vicinanza alla famiglia Halilovic sono arrivate anche dalla Regione Lazio: «È un atto di inaudita violenza e che lascia sgomenti - ha dichiarato in una nota il presidente Nicola Zingaretti - Un atto che non deve accadere in nessuna parte del mondo, a maggior ragione a Roma, una capitale europea». Gianni Alemanno del movimento sovranista nazionale dice che «sono passati quattro anni dalla fine del governo di centro destra in Campidoglio ma l'unico piano nomadi degno di questo nome è quello che abbiamo cercato di portare aventi noi nonostante l'ottusa opposizione della sinistra e di molte associazioni sociali. Questo immobilismo è l'origine dell'ennesima tragedia che colpisce dei bambini nomadi che come nel 2011, rimangono travolti dalle fiamme».