I denuncianti sostenevano di aver «svolto per svariati decenni l'attività di commercio ambulante di prodotti alimentari attraverso camion bar dislocati in aree di notevole pregio culturale, storico e artistico», si legge nelle querele depositate due anni fa. Con la determinazione dirigenziale del settembre 2014, promossa proprio dalla consigliera e approvata dall'ex sindaco, il Dipartimento sviluppo economico del I Municipio aveva disposto, a dire dei querelanti, «un'ingiusta e penalizzante ricollocazione delle postazioni» viziata «da violazioni di leggi e regolamenti e finalizzata a favorire una speculazione economica che potrebbe avvantaggiare gruppi imprenditoriali titolari di interessi significativi». I commercianti dicevano di essere stati pesantemente penalizzati. Non sarebbe stato garantito loro «il diritto di partecipazione ai lavori, che avrebbe consentito di individuare sistemazioni alternative».
La ricollocazione, inoltre, «sarebbe dovuta avvenire in aree potenzialmente equivalenti», si legge nelle denunce. L'Amministrazione non avrebbe nemmeno «valutato la storicità delle collocazioni, salvaguardando posizioni, come quelle dei fiorai, dei giornalai e dei ristoratori non meritevoli di trattamento differenziato». Per il giudice, però, «tutte le doglianze risultano essere state rigettate dal Tar del Lazio con 5 sentenze emesse nel 2015, poi confermate dal Consiglio di stato il 7 luglio 2016». Non è tutto. Il reato di abuso d'ufficio non è configurabile, visto che agli atti mancano le prove di «un ingiusto vantaggio patrimoniale procurato dai pubblici ufficiali ad altri soggetti».
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