Roma, buche e mezzi pesanti sulla via Salaria. I residenti: «Via da qui l'impianto dell'Ama»

Roma, buche e mezzi pesanti sulla via Salaria. I residenti: «Via da qui l'impianto dell'Ama»
di Raffaella Troili
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Martedì 3 Luglio 2018, 22:39 - Ultimo aggiornamento: 4 Luglio, 00:22
Guai a distrarsi sulla Salaria, non è un posto per ciclisti e pedoni, ma anche gli automobilisti conviene stiano attenti. Sfrecciano le auto e i mezzi pesanti, l’asfalto è rattoppato, la corsia si allarga e restringe, il pericolo è tangibile. È qui, davanti all’impianto di Tmb dell’Ama che un ciclista lunedì ha perso la vita andandosi a scontrare con un mezzo che stava entrando nel deposito. Nella stessa mattina, sulla stessa strada, poco distante si sono verificati altri due incidenti, un auto si è capovolta. Jonathan Ramirez, 30 anni, abitava poco lontano, amava spostarsi con la sua mountain bike. Nel bar tavola calda l’Oasi si chiedono chi fosse, «chissà se lo conoscevo, perché qui passano tanti ciclisti», s’incupisce una giovane. Nella sua tavola calda il signor Franco conferma: «I ciclisti sulla Salaria vanno troppo veloci, ci sono troppi mezzi in giro, è un’arteria troppo trafficata».
I residenti protestano da tempo per la presenza dell’impianto Ama. Non è solo per l’aria irrespirabile, «certi giorni non si resiste, l’odore acre di immondizia si espande per chilometri e chilometri, con il caldo la situazione poi peggiora». Ma anche per i 350 mezzi pesanti e leggeri che ogni giorno escono da quel deposito e occupano imponenti la carreggiata. «Mi dispiace moltissimo per quel ragazzo, l’impianto Ama Salario non può stare in un centro abitato», insiste da tempo Maria Teresa Maccarone. Lungo il ciglio della strada, nessuna pista ciclabile, in alcuni tratti non c’è proprio lo spazio per camminare a piedi in sicurezza, davanti all’impianto dell’Ama, dall’altra parte della strada una fermata dell’autobus e un minuscolo marciapiedi dove d’inverno si accalcano mamme con bambini.
I rifiuti e il degrado costeggiano la Salaria, bottiglie, fazzoletti, una lunga pattumiera a cielo aperto, anche allontanandosi dall’impianto dove l’aria è irrespirabile e uno stesso operatore dice che quando torna a casa è stordito e deve farsi «gli sciacqui».
Intanto i ciclisti si avventurano, alcuni anche al centro della strada, pare che Jonathan si sia scontrato con il mezzo Ama quando era quasi del tutto entrato in deposito, il che fa capire quanto in quel punto la strada sia stretta e pericolosa, specie se in entrata o in uscita ci si trova davanti un mezzo pesante che occupa quasi in pieno la carreggiata. «E’ pericoloso questo punto e pure questa strada», ripete anche un operatore dell’Ama. E c’è pure chi seduto dentro il bar spezza una lancia per chi lavora là dentro: «Dicono che non riescono a smaltirla tutta quella immondizia, hanno problemi tecnici e di materiali, quando escono da lì sono distrutti». Vanno e vengono i camion, come i ciclisti. Non sembra una convivenza possibile. L’unica a sembrare sicura alla guida della sua mountain bike è Giovanna, la prostituta della Salaria, nota perché si sposta in bici. Ma forse è un’impressione, forse solo necessità.
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