Auto sulla folla a Roma, armi e droga nella macchina dei rom

Auto sulla folla a Roma, armi e droga nella macchina dei rom
di Luca Lippera e Marco De Risi
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Lunedì 1 Giugno 2015, 05:41 - Ultimo aggiornamento: 10:36

Un passaggio di proprietà sospetto, una fuga che ha dell'incredibile. Il clan dei nomadi coinvolti nel sanguinoso investimento di Primavalle avrebbe avuto rapporti con il mondo della camorra e il legame potrebbe spiegare alcuni dei misteri attorno al sanguinoso incidente di via Mattia Battistini. Gli investigatori, ormai certi che gli zingari in fuga vengano protetti dal loro mondo - due o tre ragazzi, di questo si tratta, non diventano imprendibili senza appoggi poderosi - si stanno concentrando sulla macchina della mattanza. All'inizio della scorsa settimana, tre giorni prima della tragedia, la Lancia “Lybra” che ha travolto senza pietà dieci persone è diventata proprietà di un pregiudicato di Castellamare di Stabia in provincia di Napoli. L'uomo ovviamente non ha niente a che fare con l'investimento. Ma gli inquirenti stanno cercando di mettere a fuoco i possibili rapporti tra i rom della Monachina, il campo da cui proverrebbero i ricercati, e la criminalità organizzata. C'è soprattutto una domanda che ronza nella testa della polizia: per quale motivo il guidatore dell'auto, di fronte a un banale controllo stradale, ha preferito scappare e mettere in conto un'accusa di omicidio plurimo anziché fermarsi? C'era qualcosa a bordo che andava nascosto ad ogni costo?

LO “SMACCO”

I nomadi ricercati per l'incidente dopo l'arresto della ragazza - non è chiaro se siano due o tre e neppure se siano veramente minorenni - sembrano imprendibili.

Per le forze dell'ordine che li cercano da mercoledì è uno smacco. Ma le apparenze, in un'indagine complessa, possono ingannare. Non è escluso che la polizia abbia già le idee estremamente chiare e che la cattura sia solo questione di ore. Anche ieri ci sono state perquisizioni a tappeto e ancora una volta gli agenti hanno bussato alla porta di diverse case popolari finite ad alcune famiglie di zingari nella giostra senza fine dei subentri che avvelena una certa Roma da anni. Può essere un modo per mettere sotto pressione l'ambiente ma anche l'indizio di una convinzione: i fuggitivi sono in un'abitazione “sicura”, perché i capi dei clan che li proteggono sanno che nei campi rom non avrebbero speranza, se non altro per la possibilità di essere traditi.

LE IPOTESI

Le ipotesi degli investigatori ripartono tutte dalla serata di mercoledì scorso e dal feroce comportamento dei pirati della strada: la stupidità banditesca e l'esistenza del male non sempre spiegano tutto. Per fare quello che hanno fatto, i nomadi della Lancia “Lybra” - l'auto, attenzione, non era neppure rubata - dovevano avere un forte movente, ragionano alla Questura di Roma. Anzi, più di uno: il primo per non fermarsi all'alt di una pattuglia (la macchina è ripartita praticamente da fermo), il secondo per piombare sulla folla, il terzo per ignorare la filippina che dal cofano è finita stritolata sotto le ruote, il quarto per portarsi dietro una seconda donna sul tettuccio del veicolo mettendo in conto la possibilità di provocare una seconda vittima.

IL “CARICO”

Una spiegazione, stando alle ipotesi investigative, è che i nomadi stessero trasportando qualcosa di grosso per conto terzi, armi, droga o chissà cos'altro, e che durante la “commissione” abbiano perso la testa vedendo una pattuglia della polizia. Il passaggio di proprietà della Lancia al pregiudicato di Castellamare di Stabia poco prima dell'incidente ha fatto pensare a un possibile legame con la camorra. Ma non si può escludere che gli zingari della “Lybra” stessero portando a termine qualche lavoro di bassa manovalanza per una qualunque tra le altre organizzazioni criminali che hanno messo radici nel cuore di Roma. Magari era una cosa da nulla. Ma ha cancellato la vita di una donna, Corazon Abordo, 44 anni, la colf filippina schiacciata dalla macchina, ha ferito otto persone e ha sconvolto una città.