Roma, il figlio dell'ex vicequestore a capo di una babygang

Roma, il figlio dell'ex vicequestore a capo di una babygang
di Michela Allegri
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Mercoledì 19 Marzo 2014, 08:46 - Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 18:43
Avrebbe arruolato una squadretta di minorenni spaventati, obbligandola, con le minacce, a commettere reati. Sono pesantissime le accuse che hanno portato sul banco degli imputati Giuseppe Montagnese, 25 anni, figlio dell'ex dirigente del commissariato di Ponte Milvio ed ex vicequestore di Roma, Domenico Montagnese: dovrà rispondere di furto, minacce, spaccio e detenzione illegale di armi. Ieri il gip Giuseppina Guglielmi ha disposto il rinvio a giudizio del ragazzo, nonostante la Procura avesse accettato una richiesta di patteggiamento. Insieme a Montagnese sono finite a processo altre due persone, accusate solamente di ricettazione e possesso di stupefacenti.



IL FURTO

L'inchiesta era scattata dopo la denuncia di un furto avvenuto nell'ottobre del 2010 in un lussuoso appartamento di via Flaminia, da cui erano stati rubati gioielli, monete antiche e monili per diverse migliaia di euro. Su porte e finestre non c'era nessun segno di scasso. Indagando, gli agenti del commissariato di Ponte Milvio avevano scoperto che il responsabile del colpo era Giuseppe Montagnese, figlio del loro capo. Da quella vicenda era presto emerso un quadro agghiacciante. Montagnese avrebbe infatti indotto due minorenni a sfilare le chiavi di casa dalle tasche di un loro amichetto .



LE MINACCE

Per convincere i ragazzini, che sono stati indagati e giudicati separatamente, il figlio dell'ex vicequestore avrebbe mostrato loro una pistola e un coltello, minacciandoli di morte nel caso si fossero rifiutati di aiutarlo. «Mi minacciò dicendo che se anche solo per scherzo avessi detto qualcosa a qualcuno mi avrebbe sparato in fronte» ha dichiarato uno dei due minorenni interrogato dagli inquirenti». Ottenute le chiavi, poi, Montagnese avrebbe materialmente commesso il furto, svaligiando l'appartamento e arraffando anelli e collane di Bulgari, orologi da polso antichi, lingotti d'oro, monete da collezione e anche un girocollo di Cartier.



La sera del colpo, l'imputato era certo che nessuno lo avrebbe scoperto: «mi aveva pure costretto a rivelargli quando non ci fosse stato nessuno in quella casa» . Montagnese aveva poi consegnato la refurtiva a un amico, che aveva venduto alcuni monili e che oggi è finito a processo per ricettazione. Durante una perquisizione, inoltre, gli imputati erano stati trovati in possesso di sostanze stupefacenti destinate allo spaccio. «E' una triste vicenda che vede coinvolti anche ragazzi minorenni. Bene ha fatto il giudice a rigettare la richiesta di patteggiamento di una pena non congrua, avanzata dal principale responsabile» ha dichiarato l'avvocato Gianluca De Fazio, che rappresenta la parte civile.
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