Roma, i cimiteri di rami e tronchi caduti e mai rimossi: «Quartieri abbandonati»

Roma, i cimiteri di rami e tronchi caduti e mai rimossi: «Quartieri abbandonati»
di Laura Bogliolo e Fabio Rossi
4 Minuti di Lettura
Martedì 2 Ottobre 2018, 09:12


«Vietato camminare a testa bassa». L'avvertimento è soprattutto per la generazione low-down, quella piegata a testa bassa sullo schermo dello smartphone. Il rischio è doppio: dall'alto continuano a cadere alberi, sui marciapiedi invece si inciampa su rami e piante precipitati durante la nevicata e mai rimossi. Sono passati 217 giorni dal 26 febbraio, quando Roma si imbiancò: i fiocchi si sciolsero dopo poco, i danni, invece, continuano a logorare l'immagine della Città Eterna. Come quell'albero caduto due mesi fa dietro piazza del Popolo, in via Beccaria. «È pericoloso, siamo abbandonati» ha denunciato la scrittrice Dacia Maraini sul Messaggero.
 

 


I RITARDI
Via Tiburtina, all'altezza del Verano, è diventata la vetrina di una città che appare immobile: l'immagine infatti restituisce pini, tronchi, rami accatastati, avvolti nelle reti color arancio, il palliativo che ormai sostituisce un po' ovunque la vera cura del verde a Roma. «Ci sono ancora i rami e i tronchi caduti ai tempi della neve - dice Rino Fabiano, assessore all'ambiente del II Municipio - abbiamo fatto decine di richieste al Comune, ma tutto è fermo, al situazione dello spartitraffico tra piazzale del Verano e piazzale delle crociate è critica».
 


I PERICOLI
Poco distante, in via Rodolfo Lanciani sono ancora a terra gli enormi rami che a luglio devastarono nove auto. Le ramaglie dominano anche viale XXI Aprile, angolo via Nomentana, un ricordo di alberi precipitati durante un acquazzone. All'Esquilino, altra zona inghiottita dal degrado e dall'oblio, si aspetta da un anno la rimozione di un pino caduto nell'area verde di via Statilia. «Abbiamo fatto decine di richieste al Servizio giardini, ma ci hanno detto che non hanno i mezzi per portare via quel grosso tronco» spiega Letizia Ciccone, del comitato di quartiere Esquilino. E non è stato rimosso neanche l'albero precipitato su via Tiburtina nel Parco dei Caduti 19 luglio 1943 una decina di giorni fa. Emanuele Venturini del comitato di quartiere di San Lorenzo racconta: «A dicembre cadde un altro pino nel parco, gli operai lo tagliarono, ma lasciarono i rami dentro l'area giochi per i bimbi: alla fine siamo stati noi genitori del quartiere a rimuovere quelle ramaglie trasformate in discariche». Già, i bambini e i pericoli. Ci sono due strade in periferia che portano alle scuole, ma da mesi sono quasi impraticabili a causa di mucchi di rami accatastati sui marciapiedi. «Vicino all'asilo di via delle Mandragole, c'è un cumulo di rami da settimane che nessuno raccoglie» dice Alessandro Moriconi, ex consigliere municipale. A Casal Bertone «dallo scorso inverno il marciapiede di via Galliano è coperto da rami e tronchi - denuncia Dario Antonini, del comitato di quartiere - la strada è percorsa ogni giorni dagli alunni della scuola Randaccio, abbiamo scritto a tutti, ma tra Servizio Giardini e Ama c'è un rimpallo di responsabilità». Sabato, nel quartiere, è caduto un altro albero in via Morozzo della Rocca: è stato messo in sicurezza, ossia «nastrato» come dicono i vigili e chissà per quanto tempo i resti della pianta invaderanno il marciapiede.

RISCHIO MULTE
Nella mappa dell'abbandono merita, purtroppo, un supplemento di attenzione il Villaggio Olimpico. «Su via della XVII Olimpiade ci sono ancora pini caduti durante la nevicata» dice Roberto Macarella, dell'associazione di quartiere. I residenti alla fine hanno optato per il fai-da-te. «Usciamo la sera, come dei pazzi, per tagliare e portare via gli alberi - aggiunge Macarella - lo dobbiamo fare di nascosto, se ci vedono i vigili ci fanno una multa di 1.200 euro». Il fai-da-te regna anche nel quartiere di Vigna Murata, a Roma Sud. «Abbiamo aspettato per tre mesi che il Servizio giardini portasse via il pino caduto nel parco di via Forster - dice Carla Canale - alla fine abbiamo pagato un'azienda per farlo». Motoseghe in azione anche nel parco di Torre Maura. «Dopo mesi di attese siamo intervenuti noi, non c'era alternativa, siamo abbandonati» racconta Emanuele Licopodio dell'associazione Roma Est. Abbandono anche nei giardini di Castel Sant'Angelo, riaperti dopo 4 mesi: ci sono panchine rotte e tronchi lasciati a terra.

LE CARENZE
Il problema degli alberi pericolanti è inevitabilmente ingigantito dalle enormi difficoltà di chi dovrebbe almeno mettere una pezza a una situazione davvero problematica: dei 330 mila alberi presenti nella Capitale, 10 mila sono malati o a rischio di caduta, oltre 250 mila sono ormai nel periodo che i botanici considerano di fine vita. Tanto che sono più di duecento le piante che hanno ceduto, completamente o in parte, dall'inizio dell'anno. Di fronte c'è un Servizio giardini ridotto ai minimi termini: circa 300 dipendenti (contro i 1.800 di dieci anni fa), di cui appena 110 giardinieri, in attesa che arrivino le 100 nuove assunzioni varate da Palazzo Senatorio. Fino alla scorsa estate l'assessorato capitolino all'ambiente, grazie a una gara europea da 3,5 milioni, ha abbattuto 918 alberi e ne ha potato altri 1.836. Ma si tratta ancora di una goccia nel mare di un problema che si ingigantisce anno dopo anno.

 

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