Rom, linea dura di Salvini: via gli abusivi dal Tevere

Viminale accelera sulle baraccopoli
di Simone Canettieri e Maria Lombardi
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Sabato 28 Luglio 2018, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 07:32

La «terza via» elogiata da Virginia Raggi sarà usata per chiudere i campi rom riconosciuti (i prossimi: Barbuta e Monachina), la «ruspa» del ministro Matteo Salvini invece verrà accesa per i tanti insediamenti abusivi che puntellano la Capitale. Mini-villagi che nascono in maniera spontanea ai bordi della periferia o sulle sponde del Tevere.



E si inizierà proprio da Roma Sud con i primi interventi. Le bonifiche, trapela dal Viminale, partiranno il prima possibile. «Lo sgombero del River non è che un debutto», ha detto Salvini ai suoi collaboratori commentando l'altro giorno le immagini degli sgomberi. Gli insediamenti abusivi nella Capitale ospitano circa 2mila persone. Si tratta di situazioni tollerate ma del tutto fuorilegge. L'accordo tacito tra Salvini e Raggi passa proprio da qui. Iniziare a fare pulizia di una serie di zone che al momento sono inaccessibili a romani e turisti. E' il caso, per esempio, delle sponde del Tevere, nel versante di Ponte Marconi, proprio dove il Campidoglio ha intenzione di inaugurare a breve la prima spiaggia stile Parigi.

LE FAVELAS
Sono circa 300 gli insediamenti abusivi, sparsi in tutta la città. Da Ponte Mammolo a via Collatina, dal parco della Caffarella a via Laurentina, da Monte Ciocci a via Flaminia: piccoli villaggi di lamiere che resistono a ogni tentativo sgombero, li sbaraccano e dopo qualche giorno sono di nuovo lì. A via dei Centocelle, via Newton, in via dei Quattro Venti, a Ponte MammoLo e in via di Valle Aurelia, alla Magliana, su lungotevere Pietra Papa, a Tor Tre Teste e in via di Decima, sotto la tangenziale est: non c'è zona di Roma risparmiata. Anche in via di Castel Porziano, non lontano dalla tenuta presidenziale, c'è un accampamento abusivo.

Su Ponte delle Valli, alla curva che va giù verso la tangenziale, passeggini abbandonati oltre il guard rail e cartoni. L'accampamento lungo la ferrovia è stato sbaraccato da qualche mese, il via vai di chi trascina carrelli e poi scompare lungo il viottolo che si perde nel verde non si è mai fermato. È una processione di fantasmi da ponte Mazzini fino a ponte Duca D'Aosta. Scendono attraverso la pista ciclabile portandosi dietro sacche, valigie e borse della spesa e spariscono tra la vegetazione. C'è una baraccopoli invisibile protetta dalle canne, una città che si nasconde sotto la città e vive in simbiosi con il fiume. La sponda opposta sembra disabitata, lungo i gradini bottiglie di birra rotte. E invece un canneto nasconde tanti tetti di plastica, un altro accampamento a pochi metri dall'ingresso della Rai. Quattro capanne che nessuno può vedere dalla strada, ci vivono famiglie rom. Dalle parti di ponte Testaccio altre casupole lungo il fiume.

I RIFIUTI
Sulla Palmiro Togliatti, all'incrocio con via Collatina Vecchia, c'è un nuovo accampamento: bombole del gas, fuochi e soprattutto un'enorme discarica di rifiuti ammassata dai nomadi che hanno occupato l'area. Da mesi i residenti documentano la baraccopoli che di giorno in giorno cresce.
Li chiamano informali, sono campi totalmente abusivi: si aggiungono agli altri 17 insediamenti (6 formali e 11 tollerati, si calcola che complessivamente i nomadi siano 6.900). Su queste mini favelas cresciute un po' ovunque e fuori da regola, secondo le intenzioni di Salvini, si abbatteranno le ruspe.
 

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