IL PROCESSO
La condanna è di ieri. Il fatto risale alla mattina del 3 maggio. Salvatore V., 70 anni, camicia inamidata e collana d'oro con crocifisso in vista, stava passeggiando solo quando una delle due ragazze gli si avvicina. Chiede l'ora, informazioni su una strada, ha voglia di chiacchierare e mostra sorrisi sempre più accattivanti. L'uomo, ormai in balìa del corteggiamento, si lascia abbracciare. E alla fine prendere anche per mano. «Sei solo? Vedovo? Peccato, sei un uomo affascinante...», lo circuisce la giovane, mentre lo conduce dal mercato di via Catania a un viottolo di Villa Torlonia. Accenna a scoprirsi le gambe ma all'improvviso tira fuori le unghie e lo graffia al mento e al collo per strappare la catenina, mentre la cugina da un vicino cancello osserva le facce sospette. Il verbale di arresto, sollecitato dal vicequestore Anna Galdieri e firmato dal pm Carla Canaia, ripercorre il fatto.
LA TECNICA
Si parla del pedinamento di due ragazze che avvicinano un anziano, e mentre una si defila (per mettersi a debita distanza in funzione di controllo), fanno ingresso nei giardini di Villa Torlonia per appartarsi dietro a un cespuglio. «Gli operanti quindi avevano modo di notare una colluttazione tra la vittima e la Jeni e decidevano di intervenire, bloccandola insieme alla sua complice che stava facendo da palo e alla vista della polizia si dava alla fuga». «L'autrice materiale del reato si disfaceva allora - riporta l'ordine di arresto - di una catenina appena sottratta alla parte lesa, mentre nelle sue tasche veniva rinvenuta anche una croce d'oro anche questa sottratta alla vittima che all'esito della colluttazione riportava dei graffi».
Il settantenne, sentito in commissariato, ha dovuto ammettere di essere stato allettato dall'abbraccio della ragazza appena conosciuta. «Mi ha stretto forte e mi ha anche detto ti faccio divertire. Ho ceduto alla curiosità...». Una volta in manette le due cugine all'inizio si sono scaricate la colpa, per poi cambiare versione. Stela aveva raccontato di non sapere nulla riguardo la rapina. «Pensavo che Jeni volesse appartarsi per farsi fare un regalo in cambio di qualche effusione». Jeni al contrario sosteneva di aver messo a segno il colpo con abbraccio spinta dalla cugina. Il pm d'aula Maria Bice Barborini aveva chiesto per entrambe sei anni di carcere, nonostante la scelta del rito abbreviato. Difese dall'avvocato Andrea Palmiero le cugine sono state condannate a due anni e due mesi.