Reporter aggredito, confermati 6 anni e aggravante mafiosa per Roberto Spada

Reporter aggredito, confermata aggravante mafiosa per Spada: resta condanna a 6 anni
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Venerdì 7 Dicembre 2018, 16:53 - Ultimo aggiornamento: 18:07

Anche per i giudici di secondo grado quel pestaggio, quella violenta testata inferta a favore di telecamera, rientrano nel metodo mafioso. La Corte d'Appello di Roma ha ribadito la condanna a sei anni confermando totalmente l'impianto accusatorio nei confronti di Roberto Spada che il 7 novembre del 2017 aggredì ad Ostia il giornalista della Rai Daniele Piervincenzi e il cameraman Edoardo Anselmi, che si erano recati davanti alla sua palestra per intervistarlo. 

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I giudici hanno recepito la richiesta del procuratore generale Vincenzo Saveriano per il quale la condotta di Spada «è connotata dal metodo mafioso». Il rampollo del clan attivo sul litorale laziale, al momento detenuto nel carcere di Tolmezzo, «si è comportato in quel modo perché si trovava nel suo territorio, ha agito indisturbato in spregio alle più elementari regole del vivere civile, con la connivenza della popolazione. Nessuno è accorso in aiuto, seppure fosse manifestamente visibile il sangue che sgorgava dal naso di Piervincenzi e nonostante le urla. Addirittura un passante è arrivato a rimproverarlo dicendogli 'così impari a venire qui a Ostià». La posizione del secondo imputato, Ruben Nelson del Puerto (già condannato a 6 anni), è stata stralciata per l'indisponibilità del suo difensore.

Per lui il processo di secondo grado è stato fissato al prossimo 6 marzo. La Corte ha anche deciso un risarcimento in favore della Federazione nazionale della stampa, Ordine dei giornalisti, Comune di Roma, Regione Lazio e associazione Libera. Spada era stato avvicinato dai due giornalisti per una intervista sui suoi rapporti con Casapound in vista delle imminenti elezioni a Ostia, municipio sciolto dopo l'inchiesta Mafia Capitale per infiltrazione mafiosa. All'improvviso l'aggressione, davanti a numerosi testimoni e alle telecamere, al fine di riaffermare la sua figura all'interno del suo territorio. Un pestaggio cui avrebbe partecipato attivamente anche il suo guardaspalle. Sentito nel corso del processo di primo grado Spada, che è attualmente imputato per omicidio volontario e altri reati nell'ambito della maxi indagine che ha portato all'arresto di una trentina di persone, si scusò.

«Mi vergogno di quello che è successo - sostenne - Chiedo scusa a tutti i giornalisti, ma di quei momenti non ricordo più nulla, ho visto tutto nero. Nelle ore successive al fatto mi sono rivisto nel video - aggiunse - e non mi sono riconosciuto: non c'è giustificazione a quello che ho fatto, il giornalista avrebbe potuto dirmi di tutto ma io non avrei dovuto reagire in quel modo». 

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