Rifiuti, 5 zone per gli impianti: la mappa che indica le aree per nuove discariche e inceneritori

Rifiuti a Roma
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 6 Ottobre 2018, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 09:18
«Se c'è da votare un atto, lo voteremo», ripetevano ieri i fedelissimi di Virginia Raggi. L'atto in questione è la mappa, preparata mesi fa dai tecnici della Città metropolitana, che individua le zone «idonee» per i nuovi impianti della spazzatura. Discariche, inceneritori, centri di trattamento. Strutture di cui la Capitale ha bisogno per tirarsi fuori dall'emergenza rifiuti, una crisi a spirale che si ripropone ciclicamente dal 2013, quando è stata chiusa l'enorme discarica di Malagrotta e non si sono trovate alternative.



I LUOGHI
La mappa non è mai stata votata, ma nel documento messo a punto dai tecnici provinciali, sulla scorta delle indicazioni degli enti locali, sono segnalate chiaramente le «aree bianche», dove cioè si potrebbero aprire nuovi impianti, come Fiumicino e Cerveteri, oppure quelle dove sono presenti «cave non in esercizio», come Allumiere, Riano e una zona al confine tra Roma e Zagarolo. «Già il piano regionale per i rifiuti del 2012 - si legge nelle carte - ha indicato come fattore preferenziale l'individuazione di discariche in aree degradate dalla presenza di cave».

IL DIKTAT
I funzionari dell'ex Provincia a marzo hanno spedito questa cartografia in Regione, ma secondo il Ministero dell'Ambiente con «la sola determinazione dirigenziale», cioè l'atto tecnico, non si è mai arrivati alla «conclusione legittima del procedimento». La Direzione Rifiuti del dicastero pochi giorni fa ha messo nero su bianco che «è necessaria l'approvazione dell'atto da parte del Consiglio metropolitano». È irrinunciabile insomma un voto politico, quello che i 5 Stelle finora hanno voluto evitare, con la speranza che a sbrogliare la matassa fosse poi la Regione, che ha la parola finale sull'argomento col Piano dei rifiuti, rimasto fermo al 2012.

IL VOTO IN CONSIGLIO
Il chiarimento del Ministero dell'Ambiente ha cambiato di fatto lo scenario. Raggi spera ancora che non sia il parere definitivo e per ora temporeggia. A stretto giro sarà chiamato in causa il Segretariato generale della Città metropolitana, lo stesso organismo che ad aprile (cinque mesi fa...) aveva chiesto lumi al dicastero, che ha risposto solo a fine settembre. Se il Segretariato come probabile recepirà le osservazioni del governo, allora i grillini dovranno per forza di cose arrivare alla prova d'Aula. Lo ha ammesso ieri anche il delegato all'Ambiente di Raggi alla Città Metropolitana, il pentastellato Matteo Manunta.

«Se verrà confermata la posizione del ministero dell'Ambiente, che per ora è un'indicazione della Direzione rifiuti, secondo cui è necessario che passi in Consiglio metropolitano l'atto che individua le zone idonee nella provincia di Roma per realizzare impianti al servizio della Capitale (non solo discariche), noi porteremo quest'atto in Aula. Mi sono già mosso in tal senso, ma faremo in ogni caso dei passaggi ulteriori con il ministero». Secondo il delegato di Raggi in ogni caso «non spetta a noi l'individuazione di una discarica, a cui come M5S rimaniamo contrari, semmai alla Regione».
Il crinale in realtà è sottilissimo, si viaggia su sfumature e distinguo. Perché per legge la Città metropolitana segnala le aree idonee e la Regione poi autorizza gli impianti, sulla scorta di questa indicazione. Certo non c'è una gara a intestarsi la responsabilità delle scelte.

LE PROTESTE
Il tema scotta e nessuno vorrebbe trovarsi sotto l'ufficio comitati di residenti imbufaliti per l'apertura di una nuova discarica, cosa che avviene puntualmente. Già a marzo, quando venne fuori la notizia della mappa disegnata dai tecnici dell'ex Provincia, i comuni di Fiumicino e Cerveteri avevano fatto capire che aria tirasse, al grido di «non saremo la nuova Malagrotta», «ci opporremo in ogni modo», e parlando di «vincoli storico-artistici» presenti sui territori prescelti. Una sommossa per ora sopita che a breve potrebbe riaccendersi.
 
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